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SOCCORSOSi è tenuta nell’area di Monte Stabiata (1.514 metri) un’attività con prove valutative di ricerca, recupero, soccorso e medevac¹ (medical evacuation) prevista nel piano di studi del master in “Gestione dell’emergenza e sanità pubblica: Medical disaster management” dell’Università di L’Aquila. “Il master” spiega il professor Giuseppe Galatioto Paradiso, coordinatore dell’iniziativa “è seguito da 12 corsisti e ha come finalità la formazione di figure professionali, in ambito sanitario, di alto livello culturale e professionale specifico, in grado di rispondere a situazioni di protezione civile (pubbliche calamità) e rischi evolutivi, anche di tipo Cbrn (Chemical biological radiological nuclear) legati a eventi catastrofici naturali”. L’obiettivo della prova è stato quello di sviluppare attività sanitarie portate da Medical emergency team addestrati a operare in aree impervie e non permissive, testando anche la possibilità di dispositivi sanitari misti, civile-militare, in caso di calamità naturali. “I 12 corsisti” continua il prof Paradiso “hanno ipotizzato uno scenario complesso che vedeva la ricerca e il soccorso portato a feriti in area impervia e non permissiva a seguito di una pubblica calamità, il tutto per valutare le capacità apprese circa la topografia, l’orientamento e la navigazione terrestre con particolare riferimento movimento in area impervia unitamente a tutte quelle capacità specifiche dell’organizzazione dei soccorsi quali triage, trattamento di feriti in condizioni di stress, tecniche di rianimazione cardio-polmonare in condizioni di rischio, self- protection e medicina tattica”. Le simulazioni sono state orientate quindi allo studio di casi clinici di feriti o pazienti (cardiopatici) secondo scenari che prevedono il soccorso in area impervia da parte di squadre sanitarie first responders addestrate alla risposta pre ospedaliera in condizioni di emergenza e in area a rischio. “Sono stati impiegati innovativi sistemi di cura e soccorso per traumatizzati e per pazienti con emorragia massiva,” continua Paradiso “simulatori di Ecg (elettrocardiogramma) e monitoraggio dei pazienti, manichini Blsd (Basic life support defibrillation) con simulatore di defibrillatore, barelle speciali di recupero (tipo toboga con imbracatura) e tavola spinale con ragno”. Le prove si sono concluse con il recupero, effettuato con estremo realismo, di un ferito da una scarpata e sua successiva rapida evacuazione sanitaria. L’attività ha avuto il sostegno logistico e sanitario, per la necessaria sicurezza dei corsisti del master, da personale del Reparto operativo di emergenza (Roe) del Corpo Militare dell’Ordine di Malta che, oltre a collaborare con i corsisti, ha fornito squadre sanitarie appiedate e unità di soccorso avanzato su ambulanze. Ha inoltre preso parte al progetto il gruppo di Protezione civile dell’Università di L’Aquila, guidato dal prof. Gianluca Ferrini, docente di Geologia dell’Università e membro dell’unità di crisi. “Il prof Ferrini” aggiunge Paradiso “è anche esperto qualificato per attività in aree impervie, in montagna e in grotta e con il quale, per le sue particolari specificità, si è collaborato in modo sinergico dal sisma de L’Aquila sino ad oggi”. Dunque un banco di prova e una iniziativa di alto profilo, ricca di spunti di valutazione e discussione, sempre orientata a sostegno della collettività nella risposta sanitaria e assistenziale in situazioni di emergenza e di sanità pubblica conseguenti a eventi imprevedibili di calamità naturali e i rischi connessi.