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cacciatori eviFedercaccia Abruzzo ha presentato un ricorso al Tar in relazione al calendario venatorio 2018-19. Si tratta di un ricorso ad opponendum dopo quello presentato dal Wwf a tutela dei cacciatori abruzzesi e nel rispetto delle leggi che regolano la stesura del calendario stesso.
Federcaccia Abruzzo all’inizio del 2016 accusava l’assessore regionale Dino Pepe di . Sotto la sua guida si evidenziavano scelte politiche che andavano a penalizzare l’intera categoria dei cacciatori.
Federcaccia aveva messo in evidenza che gli uffici regionali continuavano ad attaccarsi a pretesti che sono in disaccordo con le normative vigenti facendo perdere tempo utile, lavoro dei dipendenti regionali, e quindi soldi dei contribuenti, anziché affrontare la questione in modo serio e attendibile. Già due anni fa Federcaccia aveva ribadito che la caccia alla beccaccia, come è stato dimostrato, può essere effettuata proprio grazie ai controlli e al monitoraggio della specie effettuato sul territorio abruzzese e nazionale. Dai dati europei risulta che la beccaccia non è una specie a rischio ma che, anzi, risulta demograficamente stabile.
Dopo due anni la situazione è migliorata? No, anzi, l’assessore Dino Pepe non è più inesperto, come pensavano fosse allora, ma persegue un percorso che va contro le norme e penalizza attività venatorie sancite dalle Costituzione.
Con il calendario venatorio 2018-19 l’assessore Pepe ha superato se stesso pubblicandone uno il 2 agosto e aggiornandolo, in versione peggiorativa, il 4 settembre. Tra le tante situazioni illegittime l’assessore riesce a scavalcare leggi regionali e nazionali, obbligando la caccia al beccaccino nel mese di gennaio, solo da appostamento fisso o temporaneo. Peccato che non sia stato avvertito che è un provvedimento illegittimo.
Tornando alla questione beccaccia l’assessore ha ristretto di sua iniziativa il periodo di caccia. In Italia si caccia anche a gennaio, mentre il calendario venatorio abruzzese prevede, nella sua ultima versione, la sottomissione alle decisioni dell’Ispra per il periodo 2019. Sarebbe opportuno9 capire su quali basi ha preso questa decisione.
Le incongruenze sono tante altre, come la regolamentazione della caccia dentro Sic e Zps, già normate a livello nazionale ed europeo, e dove eventuali divieti dipendono dall’adozione di un regolamento di gestione, ad oggi inesistente.
L’unica speranza i cacciatori la ripongono in un prossimo futuro, con le nuove elezioni regionali che, ci auguriamo, premino politici capaci e conoscitori delle leggi, capaci di dialogare con chi da decenni segue le questioni così da dare indirizzi intelligenti agli uffici preposti.