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gentecomunedi Carlo Di Marco
Professore di Diritto Pubblico Università di Teramo
Presidente Associazione culturale Demos

 

Lo scorso 10 ottobre la Prima Commissione Affari Generali del Comune di Teramo ha approvato e depositato in bozze per il Consiglio comunale il Regolamento per il suo funzionamento e il nuovo Statuto (prot. nn. 2018 e 56101). Si tratta di uno dei primi adempimenti di questo organo così importante del quale, per celerità, bisogna dare atto.
Non è compito nostro, né nostra intenzione intervenire sul funzionamento degli organi istituzionali del Comune. Nemmeno sui contenuti del Regolamento per il funzionamento del Consiglio, ma sullo Statuto comunale, limitatamente agli istituti di partecipazione e di democrazia diretta, qualcosa vorremmo dire.
Dopo la chiusura delle elezioni comunali ci siamo messi subito a lavorare per mettere a frutto conoscenze e esperienze accumulate in quasi un decennio di attività scientifica e applicativa per elaborare una proposta di modifiche allo Statuto comunale, limitata agli strumenti della partecipazione popolare e di democrazia diretta. Lo abbiamo fatto, e prima di ogni altra cosa abbiamo trasmesso in via informale alla Giunta (Sindaco e Assessore) il frutto del nostro lavoro: un quadro organico di proposte sul quale abbiamo aperto un dibattito pubblico che si terrà martedì 16 alle ore 18,00 a San Nicolo’ (Frazione emblematica) in piazza Progresso presso la sala Confcommercio. L’Associazione Demos che abbiamo l’onore di presiedere, come tutti sanno è un’Associazione culturale. Svolge studi e promuove iniziative gratuitamente sulla materia in questione, e proprio per questo, con lo spirito costruttivo che ci distingue, dobbiamo rilevare nella proposta statutaria depositata dalla Commissione, non solo punti di assoluta staticità rispetto al vigente Statuto, ma anche veri e propri passi indietro.
È un punto di assoluta staticità, ad esempio, prevedere il solo istituto del Referendum consultivo già previsto dal vigente regolamento comunale sul referendum. Noi invece abbiamo proposto l’istituzione di tre tipi di referendum (consultivo, propositivo e abrogativo come nello Statuto del Comune di Giulianova).
Costituisce un autentico regresso prevedere 5000 firme per la richiesta del referendum consultivo che può essere solo di iniziativa popolare. Ora, invece, nell’ordinamento vigente se ne prevedono poco più di 4000 (il 9% dell’elettorato attivo). Noi proponiamo, con varie articolazioni di contorno, il 2% per il referendum propositivo e il 6% per quello abrogativo.
È un regresso incredibile prevedere che le firme possono essere raccolte solo dopo il giudizio di ammissibilità di una triade di “esperti” di nomina consiliare non meglio identificati. Sarebbe come dire: “le firme le raccogli se ti autorizzo”. Ora, invece (come abbiamo fatto recentemente), la richiesta referendaria da sottoporre alla Commissione statuto (a proposito, non è stata nominata nei 90 giorni successivi all’insediamento del Consiglio…) è depositata con le firme già raccolte.
È un regresso preoccupante abolire la previsione del Consiglio comunale dei ragazzi. Un istituto mai realizzato, è vero, ma se previsto nello Statuto avrebbe speranza, se lo si espunge dalla normativa fondamentale, lo si abolisce. Noi proponiamo, invece, la sua realizzazione senza se e senza ma, allo scopo di iniziare l’educazione dei giovanissimi alla vita civile, far sperimentare la democrazia e la partecipazione con metodi e tecniche ludico/ricreative per volgere la loro attenzione ai bisogni della collettività.
Mancano, per questo costituiscono momenti di assoluta staticità, l’obbligo per il Comune di esercitare le pratiche dell’urbanistica partecipata, del bilancio partecipativo e della Giunta itinerante. Mancano, altresì, orientamenti e indicazioni sulla natura dei Comitati di quartiere cittadini che noi proponiamo come organi eletti a suffragio universale, aventi nell’Assemblea di quartiere il principale strumento deliberativo e decisionale.
Infine, manca la previsione di un regolamento organico sulla democrazia partecipativa come normativa secondaria di dettaglio per l’attuazione degli istituti che in linea di principio devono essere posti dalla normativa statutaria. Non è possibile (lo diciamo da giuristi disponibili al confronto) sopperire alla carenza di istituti di partecipazione nello Statuto o addirittura ai punti regressivi segnalati, con il regolamento. Il combinato disposto fra gli articolo 6 e 7 del D.lgs. 267/2000 è chiarissimo: gli istituti di partecipazione devono essere previsti nello Statuto e disciplinati in dettaglio dal regolamento.
Abbiamo la sensazione che questa bozza di Statuto, sulla questione Democrazia partecipativa, sia più il frutto di un distratto “copia-incolla” che di una riflessione autentica e cosciente di chi la propone. Anzi vogliamo crederlo. Perché le persone che oggi governano questa Città le conosciamo troppo bene per ritenerle capaci di scelte aberranti. Noi ne discuteremo martedì prossimo 16 ottobre. Abbiamo invitato tutti, anche la Giunta, il Sindaco e tutti i consiglieri comunali e da lì lanceremo un appello perché lo Statuto di questa Città guardi finalmente al futuro e alla democrazia.

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