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obelixdisteSventolino le bandiere crociate, s’incidano ovunque le rose camune, squillino le chiarine sul carroccio… Fabrizio Di Stefano è stato folgorato sulla via di Pontida. Sì, lui, l’ex parlamentare che voleva candidarsi presidente della Regione che, poi, all’improvviso si defilò mandando anatemi al centrodestra, s’è convertito al verbo salviniano e ha appuntato sulla giacca la spilletta di Alberto da Giussano. Che non è mai esistito, ma alla Lega va bene lo stesso. Lo dice lui stesso, con una nota che è un concentrato di politica del Terzo Millennio.


“Raccolgo l’invito dell’onorevole Bellachioma ad aderire alla Lega. Faccio politica da quando ho 14 anni, sono nato dentro un partito e voglio continuare ad essere in un partito. Ho scelto ad un certo punto di fare un percorso civico per essere il candidato di tutti gli abruzzesi. Ed ho scelto alla fine di non candidarmi, alle scorse elezioni regionali, perché non ho condiviso la scelta di mettere in campo un non abruzzese”.

Curioso: Di Stefano lascia il Centrodestra perché candida un “non abruzzese”, e rientra quando il “non abruzzese” è diventato presidente? Poffarbacco… e come mai? Semplice, perché c’è un capitano, solo un capitano, un capitanoooo…

«Mi rivedo in Matteo Salvini perché ha dimostrato di prendere decisioni coraggiose, anche quando non sono state condivise dai più, come la sua partecipazione al congresso della Famiglia. Salvini piace perché ricorda, più che un politico classico, una persona comune: vita tranquilla, ritorno al valore della famiglia con il concetto cardine di madre e padre e non di genitore 1 e genitore 2».

Ahhhhhhh ecco perché. E’ una questione di coraggio. E di famiglie “giuste”, mica quelle con due padri o due madri che amano i figli, ma quelle con un uomo e una donna. E basta. Insomma, questione di ideali. E infatti:

«Sono i miei ideali che  mi hanno spinto a fare politica da sempre ed oggi di sposare le battaglie della Lega e non di scegliere, come molti avevano scommesso, di candidarmi alle Europee o alla Regione, soltanto per avere un posto».

No, nessun posto. Di Stefano non cerca poltrone o ruoli, ma idee condivise:

«Entro nella Lega per le loro idee che sono anche le mie. Ringrazio Bellachioma, che conosco da più di un anno, perché si era speso per me già durante le regionali. Nella Lega ritrovo i vecchi amici: D’Eramo, che mi onora che abbia sostenuto e presentato il mio ingresso e Giuliante. Riprendo quindi un percorso da militante ed accetto con piacere di dare il mio contributo al partito nel coordinare, a livello regionale, le politiche degli enti locali»

distefano

A conferma del fatto che non vuole ruoli né poltrone, Di Stefano entra nella Lega con il ruolo di Coordinatore regionale delle politiche degli enti locali. Coerente, no? E se coerenza chiama coerenza, adesso ci aspettiamo che tutti i rappresentanti della Lega negli enti locali, e in particolare tutti i consiglieri regionali, si scatenino contro Marsilio, il “non abruzzese” che Di Stefano non voleva candidato. Invece, vedrete, avremo presto la foto con la stretta di mano dell’ex senatore al Presidente.

In fondo, Di Stefano era quello che solo tre mesi fa diceva:

« Il progetto Civiche per l’Abruzzo resta in piedi, lo trasformeremo in associazione che affiancandosi alla  Fondazione Cantiere Abruzzo da me presieduta, avrà come obiettivo non solo quello di essere presente in tutti i prossimi passaggi elettorali amministrativi abruzzesi, ma soprattutto di contribuire alla crescita culturale ed umana dei giovani che vogliono impegnarsi nella politica, quella con la P maiuscola».

Appunto.