Caro Presidente,
Lei già sa che serve più coraggio, da parte del legislatore e della magistratura, nella concessione di misure alternative al carcere per le persone anziane.
Caro Presidente voglio scriverLe di un mio concittadino. Non un mafioso, non uno stragista, non un terrorista, non un assassino, un cittadino che ha sbagliato, certo. Un cittadino di 81 anni. Malato e invalido al 100%, che vive da tempo con l’assistenza di una badante, ma deve scontare una condanna complessiva a 4 anni e 7 mesi dopo il pronunciamento della Cassazione. per una condanna definitiva per bancarotta. Il suo nome è stato molto noto negli anni 80, ai tempi del Sindaco Pietro D’Ignazio e Tonino Gatti, quando ha ricoperto anche l’incarico di vice sindaco e assessore. Ma anche (pochi mesi) Presidente della Teramo calcio. Imprenditore edile di successo negli anni d'oro del boom economico della città, specializzato in opere stradali e asfalti, fece di questa ditta un riferimento occupazionale di successo. Persona allegra, gioviale, una persona del popolo come tutti quelli della vecchia balena bianca . Molte battute circolavano sul suo italiano insicuro,. Le parlo del signor Quintino Stanchieri. Che ora vive in carcere, a Teramo – Castrogno. nonostante la legge preveda che 70 anni sia il limite massimo per la privazione della libertà per motivi di giustizia. Il caso, in effetti, si presta a suscitare distonie, dibattiti, riflessioni. . Il tempo passa, muta i lineamenti delle cose e delle persone, accumula speranze e rassegnazioni, e invecchia, insomma, anche negli istituti penitenziari. Lì dove una sentenza ha impartito una pena severa, la verità processuale ha posto il sigillo se si è giovani dietro le sbarre si avvalgono di leggi come quella del 2014 (che ha stabilito lo sconto di pena fino a 25 anni), i meno giovani scontano condanne estese. Non c'è dubbio che chi sconta una pena abbia commesso un reato. Ma il fenomeno pone interrogativi, fosse solo perché, in ogni storia fatta di grandi numeri, ci sono grandi numeri di storie tutte diverse. E domande su quali alternative siano possibili. Come l'istituzione di reti di accoglienza per anziani altrimenti costretti a morire nelle carceri
Caro Presidente, il nome di questo detenuto non Le dirà nulla ma questo signore è stato trasferito in carcere, a seguito di un ordine di carcerazione per una sentenza passata in giudicato. La cosa insiste la valutazione dei magistrati, ma la decisione se applicare la detenzione o regimi alternativi a un condannato di questa età e in questo stato di salute, appartiene sicuramente al senso di umanità, ben oltre le norme del codice di procedura penale. Quintino Stanchieri fa i conti con la giustizia per una vicenda legata a un'accusa di bancarotta preferenziale per il fallimento della Ics, la sua impresa edile. Mi dicono che, non appena quest’uomo si alza dal letto per venire incontro agli ospiti, ci si rende subito conto di trovarsi al cospetto di una persona il cui stato psicofisico è ormai irrimediabilmente compromesso: curvo sullo schiena, si muove lentamente e con grande fatica e nel corso di quei pochi istanti in cui si è svolto il “colloquio” non ha fatto altro che biascicare parole spesso prive di senso, frasi incomprensibili. Le certificazioni mediche attestano che il detenuto, allettato, presenta un quadro clinico profondamente deteriorato e in progressivo peggioramento, uno stato cognitivo compromesso, più tutta una serie di gravi patologie, che a volte gli rendono impossibile persino l’alimentazione spontanea.
Caro Presidente, quando cominceremo a prendere atto dell’evidenza, ossia del fatto che questa persona anziana è gravemente malata, che dipende dagli altri per ogni minimo aspetto della vita quotidiana, che a tratti non riconosce chi gli è vicino. Lo stato di salute di quest’uomo è talmente precario da non essere compatibile con il regime carcerario. Ma quest’uomo – certamente non pericoloso - continua a rimanere in carcere.
Caro Presidente, la vita di quest’uomo non è stata fin qui meritevole di alcuna attenzione, neppure tra coloro che, d’abitudine, si indignano per le violazioni dei diritti fondamentali; nessuna firma dei radicale impegnati a raccogliere brutte figure elettorali, nessuno sciopero della fame dell’intellettuale di turno, per un povero vecchio che non può più regalare cene al “Mythos”. Evidentemente perché vi è la consapevolezza che una pubblica presa di posizione che lo riguardi rischia di condannare chi la esprime alla impopolarità. Ma i diritti umani sono per definizione universali e inviolabili e pertanto non possono essere negati ad alcuno. Chi deve saperlo sa bene che sul diritto alle cure, sui diritti dei detenuti, specialmente quelli che si trovano in condizioni di salute estreme, ci sono fior di sentenze, e non solo delle Convenzioni internazionali e della Costituzione. E non invoco quel minimo senso dì umanità di cui tanto spesso ci si fa vanto.
Caro Presidente, le chiedo di volersi attivare per la revoca del carcere al signor Stanchieri.
Sarebbe infatti una sconfitta per tutti quanti noi se un uomo così malato dovesse morire in carcere, per giunta dopo essere stato sottoposto a un trattamento punitivo così inutilmente severo e senza aver ricevuto il sostegno e il conforto dei propri cari.
E, soprattutto, caro Presidente, restiamo umani.
Leo Nodari