Appuntamento culturale da non perdere questa sera alle ore 20 nella sala riunioni della Questura di Teramo che con lungimiranza si apre alle iniziative di qualità . Organizzato dalla associazione nazionale della Polizia di Stato, sezione di Teramo, guidata con successo da Giuseppe Calandrini che organizza da sempre iniziative di grande successo, verrà presentato il libro “La morte del gatto” del noto scrittore teramano Dino Di Timoteo. Il libro, dal successo annunciato, è edito dalla migliore casa editrice abruzzese, quella “Ricerche&Redazioni” di Giacinto Daniami che sta mietendo meritati riconoscimenti in tutta Italia ma comincia ad essere conosciuta ed apprezzata anche all’estero. Dopo il grande successo del suo esordio "Freddo come il cuore" - un libro intenso, vero, da leggere tutto d'un fiato dove si intrecciano alcune ruette e che, a loro volta, si innestano in altrettanti viottoli: sono le strade che portano alle case degli abitanti di Forcella, un paese arroccato su una collina, versante settentrionale, della valle del fiume Vomano. Una piccola comunità rumorosa come una città, dove tante storie diverse echeggiano: sogni, amori, fughe, dolori. Come l'amore tra Elena e Damiano... che va e viene come la luna: oggi c'è, domani no e qualche altro giorno è mezza o tre quarti - nel secondo romanzo di Dino Di Timoteo con la sua maestria, i suoi colori a tratti malinconici a tratti brillanti, i suoi acquerelli fantastici, ci racconta una storia ambientata nella Teramo di oggi e in quella della Seconda guerra mondiale, dove sentimenti e emozioni di susseguono con ritmo incalzante. Dopo l'opera di esordio, l'autore con “La morte del gatto” dunque torna a raccontare la sua gente, i suoi luoghi, con lo stile personalissimo che lo contraddistingue. Amori, intrighi, passioni, paure, con continui rimandi alle atmosfere e alla storia del secondo conflitto mondiale. Di Timoteo da scrittore di gran classe ci appassiona questa volta con i ritratti della gente strana della nostra città, travolgendoci con il suo racconto come se un'aria traboccante dalle inferriate aleggiasse nell'atmosfera, quasi a sigillare la conca che accoglie le abitazioni. Scrive l’Autore“…dopo poco più di un anno di permanenza non mi sento più lo stesso, vuoi per l'ambiente, per la guerra, per il clima freddo e torrido secondo le stagioni o vuoi per gli enormi sacrifici che paiono insopportabili a cui questa popolazione è avvezza. Gente che sa essere forte e paziente come il Gran Sasso, calda e quiete come l'Adriatico, dura e fertile come la terra argillosa delle colline, illuminata e cupa come la notte, silenziosa e avvolgente come la neve” . Un appuntamento da non perdere.