E’ la storia più vecchia del mondo. La più antica e diffusa tra le storie del mondo, Lui, lei, un amore che nasce, poi l’amore finisce e ci si lascia. Più o meno bene. Se lui o lei sono noti, o conosciuti, o famosi, la cosa rischia di diventare pubblica. Ma se lui è un parlamentare della Repubblica e lei racconta la fine della loro storia su Facebook, allora diventa pubblica di certo. E infatti sta girando tantissimo, in queste ore, il post con il quale Barbara Stella ha affidato al social più seguito del mondo la fine della sua storia con Giuseppe Bellachioma, leader della Lega in Abruzzo. Una storia durata un anno, finita da pochissimo. Ed è un post, come vuole la tradizione in questi casi, carico di rancore. Barbara Stella parla di «Bugie, promesse, litigi», racconta di «essere stata presa in giro», rivela dei «mille messaggi d’amore e dei milioni di chiamate», denuncia pubblicamente di essere stata «illusa ed umiliata» e di aver subito «violenza psicologica» e non risparmia la categoria dell’ex: «Cari amici, questi sono i politici che ci ritroviamo in Abruzzo…» e ancora: «…questo è il periodo più brutto della mia vita, grazie a te onorevole… colui che dovrebbe dare l’esempio». Questo scrive lei. E lui? In queste vicende, l’altro ha due possibilità: rendere pan per focaccia, e vergare altrettante accuse magari pubbliche, o scegliere la strada della signorilità. Ed è quello che, con un certo stile, fa Giuseppe Bellachioma rispondendo alle nostre domande. «Ho letto, quello che ha scritto Barbara… ma non replico, perché le voglio bene, perché la nostra è stata una storia bella, che ci ha regalato emozioni importanti, e che resterà per me un ricordo importante, ma può succedere che le storie finiscano, e la nostra è finita… tutto qui…». Sulle accuse, nessun commento: «Certo che no - continua l’onorevole - lei sa benissimo perché è finita e sa benissimo quanto, anche per lei, gli ultimi periodi non siano stati sereni… in una storia d’amore, bisogna trovare il senso della condivisione e generare reciproca serenità, quando questo non accade, vuol dire che la storia non funziona e bisogna avere il coraggio e la sincerità di prenderne atto… tutto qui… mi dispiace il suo sfogo, non per il mio ruolo pubblico o per tutte le accuse infondate che ha scritto, ma perché è il segnale di una sofferenza, e mi dispiace che soffra, perché le ho voluto e le voglio bene».