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Non pago di aver affidato ad una conferenza stampa le sue ultime ore da segretario provinciale del Pd, commissariato dal vertice nazionale su richiesta dei locali, Gabriele Minosse affida alla pubblica opinione una lettera, nella quale ringrazia e spiega i motivi della sua uscita dal Pd. Leggetela, ne vale la pena

 

Non voglio chiudere la porta della mia esperienza con il Partito Democratico, importante e significativa, con parole intrise di quell’amarezza che ha segnato gli ultimi tempi, ma con alcune riflessioni e doverosi ringraziamenti.

Grazie innanzitutto al Partito Democratico, a chi mi ha eletto alla segretaria provinciale, a chi mi ha affiancato in questi anni con preziosi consigli ma anche a chi mi ha criticato e avversato. 

Grazie a tutti quegli osservatori animati dalla mia stessa grande passione per la politica, all’attenta e libera stampa locale che ha dato spazio e voce ai miei interventi e alle battaglie che ho intrapreso in questi anni.  I valori fondanti del Partito Democratico - la giustizia, le persone, i diritti - erano e restano la stella polare del mio percorso politico.

Oggi conosco tante persone e amministratori capaci, ogni palmo della mia terra, e questo è un continuo motivo di arricchimento personale e politico. Toccare con mano le storie e i problemi della mia comunità, le preoccupazioni di chi produce e lavora, la fatica di un territorio che deve sapersi ricostruire da tante macerie morali e strutturali, ha dato senso e ragione al mio percorso politico. 

Questa motivazione di fondo, non verrà certo meno con la mia uscita sofferta dal Pd. Questo partito mi ha insegnato che la legittimazione del voto, quell’aggettivo “democratico” dopo la parola partito, sono le fondamenta più forti, alla base del vero rapporto con il territorio e con le persone.  Anche se in Abruzzo il Pd paradossalmente ha estromesso l’unico segretario democraticamente eletto. Per me è motivo di orgoglio essere stato un eletto, ossia espressione di libero consenso democratico dal basso. Non sono mai stato un “nominato”, in virtù di un’investitura dall’alto che assegna nomine, incarichi e prebende varie, e che oggi viene assunta a nuovo metodo di un rinnovamento sbandierato a parole ma contraddetto dai fatti. Il confronto continuo con la base è invece il metodo che ho ereditato dal vero Partito Democratico.   

Un ringraziamento doveroso, infine, a tutti coloro che hanno contribuito a comporre quel bagaglio che porterò con me nella nuova esperienza politica, in coerenza con me stesso, con questi valori, con il percorso intrapreso da Matteo Renzi, con l’ ITALIA VIVA che per fortuna non è morta sotto l’asfissia del sovranismo e dell’opportunismo.

GABRIELE MINOSSE