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politticoLa Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio dell’Abruzzo ha avviato l’intervento di restauro del polittico di Jacobello del Fiore grazie ai fondi resi disponibili dal Segretariato regionale del Ministero per i beni e le attività culturali per l’Abruzzo nell’ambito della programmazione ordinaria del MiBACT, per un importo di 35.000,00 euro, e grazie a un ulteriore finanziamento di 17.000,00 euro, messo a disposizione dalla Diocesi di Teramo-Atri.
I lavori sono stati affidati alla ditta “C.B.C. Conservazione Beni Culturali Soc. Coop.” e dureranno 4 mesi.
"Il Polittico di Jacobello del Fiore costituisce uno dei capolavori dell'Abruzzo-afferma la Soprintedente Rosaria Mencarelli- e strettamente connesso con la storia della città di Teramo, di cui è rappresentata l’immagine più antica nel riquadro inferiore centrale".
Il pittore è uno dei maggiori esponenti della scuola veneziana del primo Quattrocento, come confermato dal suo posto di pittore ufficiale della Serenissima.
L’opera, costituita da sedici riquadri dorati disposti su due file, tenute insieme da una ricca carpenteria lignea, fu commissionata all’artista dal Capitolo di Sant’Agostino di Teramo. 
La storia del polittico, realizzato nella seconda decade del XV secolo, è ricca di vicende rintracciabili dalla documentazione d’archivio. Originariamente la tavola era collocata sull’altare maggiore della chiesa di Sant’Agostino, dove rimase fino al XVII secolo, quando un Padre del convento, Giovambattista Bonfanti, che si occupava del restauro dell’edificio, la tolse dalla collocazione originaria. Ne troviamo poi notizia in un censimento dei beni della chiesa di Sant’Agostino del 1840 che riporta: “dipinto a tempera diviso in sette sezioni ornate con finimenti d’intaglio dorati. Ha la lunghezza di palmi dieci per sette. L’autore è Jacobelli”.
Nel 1868, Gennaro della Monica, poliedrico architetto e pittore teramano, lo destinò alla costituenda Pinacoteca Civica. Intorno al 1957, il Polittico fu definitivamente trasferito dalla chiesa di Sant’Agostino alla Cattedrale di Teramo.
L’intervento sul polittico si rende necessario per liberare le policromie e le dorature dal diffuso offuscamento dovuto al deposito di particellato e alle alterazioni di fissativi e protettivi. Le integrazioni plastiche e cromatiche, realizzate nei precedenti interventi in modo mimetico, saranno rese, quando necessarie, meno invasive per ridurne l’interferenza con il testo originario. Il risanamento del legno, la verifica degli elementi di connessione della carpenteria e la messa a punto di sistemi di controllo della stabilità dell’insieme del complesso manufatto saranno affiancati dagli interventi di fissaggio e consolidamento degli strati costitutivi del colore, delle lamine  e della preparazione.
In accordo con la Diocesi di Teramo-Atri, proprietaria dell'opera, verrà organizzato il “cantiere aperto” con finalità didattiche e di valorizzazione dell’opera. 
Infatti dopo le prime operazioni di diagnostica sul dipinto, a partire dagli inizi dell’anno prossimo sarà possibile effettuare visite al cantiere in giorni e orari stabiliti, durante le quali i restauratori illustreranno le varie operazioni e le tecniche impiegate.