• MCDONALDS
×

Avviso

Non ci sono cétégorie

854F59D1 C9CB 46E4 8E3E 94CC5BB94A65

La rubrica “Cosa succede in città” per Sabato 7 dicembre esce dalla Provincia teramana per segnalare e consigliare un appuntamento culturale troppo superiore alle altre – sempre lodevoli – iniziative che si alterneranno oggi nel teramano. Il concerto di Vinicio Capossela al teatro massimo di Pescara  per il suo tour teatrale (sold out)  “Ballate per uomini e bestie” . Come ho già avuto modo di scrivere altrove questo undicesimo disco, e tour, è di grande forza espressiva. Un opera che guarda alle pestilenze del nostro presente travolto dalla corruzione del linguaggio, dal neoliberismo, dalla violenza e dal saccheggio della natura. In un’epoca in cui il mondo occidentale sembra affrontare un nuovo medioevo inteso come sfiducia nella cultura e nel sapere e smarrimento del senso del sacro, Capossela sceglie di pubblicare un canzoniere che, evocando un medioevo fantastico fatto di bestie estinte, creature magiche, cavalieri erranti, fate e santi, mette in mostra le similitudini e il senso di attualità che lo legano profondamente alle cronache dell’oggi.Sono i poveri cristi della storia i protagonisti dell’undicesimo disco di Capossela. Figure dimenticate, oltraggiate, rese schiave da una condizione umana che nei secoli non ha saputo scrollarsi di dosso la propria bestialità, quel suo essere sempre e comunque carnefice di se stessa. E si intitola proprio “Il povero Cristo” il primo singolo lanciato dal cantautore. E’ una novella folk nella quale Capossela immagina il ritorno di Cristo che, una volta sceso dalla croce, rimane ancora una volta deluso dalla miseria umana, dall’incapacità congenita di vivere rispettando il prossimo. Un brano che mostra fin da subito l’umore del disco, con Capossela nelle vesti del predicatore pacato ma estremamente deluso da ciò che lo circonda. Ad aprire “Ballate per uomini e bestie” è però “Uro”, canzone che trae linfa dalle prime pitture rupestri nelle grotte di Lascaux. Un omaggio alla necessità secolare dell’uomo di comunicare con se stesso e con gli altri, per un brano dall’atmosfera cupaTuttavia, tra una novella e l’altra (“Perfetta letizia” ispirata da San Francesco), uno sguardo al sacro e un altro al profano, Capossela riesce anche ad avvicinarsi al presente nell'acceso trotto de “La peste”, focalizzando la sua attenzione verso l’epoca moderna, con il web visto come una malattia virale che colpisce tutti. Capossela canta di "rivolta inerte" e "fakenews", scagliandosi contro lo scempio dei social in crescita esponenziale. Un rientro al presente che rende il disco tematicamente dinamico, così come appare versatile la struttura delle singole tracce, ciascuna con il proprio mood e il proprio ritmo. Si susseguono qui e là struggenti ballate nelle quali scandagliare la sofferenza del peccatore su strade di cemento, lamiere e strisce zebrate per terra. Non mancano momenti più incalzanti, con Capossela che torna a indossare i panni del menestrello inquieto a dispensare serenità e allegria. “Ballate per uomini e bestie” ci consegna un cantautore per l’ennesima volta ispirato, lontano dai cliché, dai richiami del momento e da evasioni forzate. Un autore libero che si ricollega all’uomo e al suo essere anche e soprattutto bestia attraverso canzoni che sorvolano il tempo e lo spazio, in un viaggio ermetico vissuto con il pathos di chi ha ben presente la miseria di un Occidente sempre più incapace di ricordare la propria dimensione e di abbracciare la madre terra in quello che resterà per sempre l’unico amplesso realmente salvifico.