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PREMIOTERAMO2019Nei giorni scorsi, nella Sala Ipogea,  si è svolta la cerimonia di premiazione dei vincitori del Premio Teramo 2019.

 Il segretario, Paolo Ruggieri,  ha ricordato che  sin dagli esordi il premio si è distinto per “l'attenzione esclusiva riservata al racconto inedito con un giudizio immune da logiche editoriali, con la massima libertà sul terreno della narrazione breve”.

Questi i nomi dei vincitori, ai quali abbiamo chiesto di raccontare le loro prime impressioni.

Cristiana Lardo, vincitrice della Sezione Premio Teramo con il racconto Cacciatori–raccoglitori un po’ evoluti (fìdati del rosa), si è dichiarata contentissima “felicissima, è un premio prestigioso. Ci speravo ma non mi aspettavo di vincere, sono contenta che il mio racconto, che poi è un racconto ironico, sia piaciuto. Insegno Letteratura all’Università di Tor Vergata, sono emozionata perché scrivere è qualcosa che appartiene alla mia dimensione privata, meno pubblica e quindi ci tengo di più”.

Vincitore del Premio Teramo Sezione Giacomo Debenedetti, Lorenzo Mari con il racconto Un percorso sicuro, un viaggio verso il paese d’origine che diventa un viaggio nel passato “ questa vittoria è  per me una bella gratificazione, poi sapere di essere under 35, anche questo non è da poco. Ho scritto questo racconto per il premio, è andata bene, io sono insegnante ma non si dica che… abbiamo troppo tempo libero !”

Giovanni Di Saverio, vincitore del Premio Teramo Sezione Mario Pomilio con il racconto L’Est-Etica lo inKANTa,  si è mostrato visibilmente emozionato, ma “ contento, considero  il racconto un esercizio di stile, un tentativo di banalizzare concetti filosofici che per me sono sempre stati di difficile interpretazione, cercando di scriverli cerco di interpretarli”.

Il Premio Teramo Speciale è stato assegnato a  Sandro Veronesi, scrittore e vincitore dei Premi Strega e Campiello, “ narratore di grande complessità e di grande leggibilità, tra i più dotati e continui, e con giusti riconoscimenti di critica e di pubblico.

Il suo nuovo romanzo il Colibrì indaga sul vuoto esistenziale e sul dolore, un grande romanzo sulla separazione e sulla morte, separazione e perdita,  la forza di raccontare di Sandro Veronesi.

Che cosa ne pensa  Veronesi di questo gradimento del pubblico  per il suo romanzo : “ Questa avventura del Colibrì mi tocca, io penso che si faccia “tifo” per il romanzo, come si fa il “tifo” per la nazionale. Nel nostro cuore di letterati, di amanti della letteratura, il romanzo rimane la squadra per cui facciamo il tifo, per cui è più facile, se si legge un romanzo che ci piace, lasciarsi andare ad apprezzamenti generosi. Sul romanzo spesso soffia il vento della semplificazione, della banalizzazione, il romanzo invece   è una creatura complessa. Io credo di aver goduto di questo tifo, credo nel romanzo e non ho fatto mai mistero di questa fede,  anche se sono consapevole del fatto che ci sono stati periodi, anche della mia vita,  in cui sembrava che il romanzo  fosse stato superato come forma, e forse era così. Nel mio caso è stata molto importante la letteratura americana perché mentre nella scena europea si stava si stava “incrinando”  in Sud America si scrivevano capolavori. Se si riesce a scrivere un romanzo che un po’ piace, allora…”

Lettore e scrittore di racconti, che cos’è per Veronesi il racconto: “Il racconto non è mai vissuto. Gli editori tendono a scoraggiare qualunque autore a scrivere racconti, quando l’autore è affermato è una “tassa” pagata pubblicare racconti, ma glieli pubblicano così,  senza nessuna speranza per trovare soddisfazioni. Io ho preso il “Premio Chiara” dedicato al racconto con “Baci scagliati Altrove”, insieme a Niccolò Ammaniti . Niccolò ha chiamato il suo  “Il momento è delicato” , la frase che gli editori ripetono spesso quando si chiede di pubblicarli. Se l’autore se lo dice da solo che il racconto non va bene, succede proprio così. In realtà va benissimo, anzi è la  forma perfetta, ci sono racconti perfetti. Il merito è di Fenoglio i suoi sono ambientati durante la guerra, nelle Langhe, in realtà vivono ancora in  me, non solo come scrittore ma anche come lettore. Penso, non so, anche a The Dead di Joyce, il più bel racconto che sia mai stato scritto, si legge in un’ora, tutto d’un fiato.  Non so spiegarmi perché pochi lettori. Tutti sanno leggere e scrivere, l’alfabetizzazione è diffusa.  Un libro è un oggetto che dovrebbe avere successo, non consuma energia, non ha bisogno di connessioni, costa quello che basta, puoi leggerlo quando vuoi.

Io non capisco questo , come non capisco perché quelli che non leggono i racconti, è la forma migliore.  Io ho scritto racconti , nessuno di questi è perfetto, ma nel primo  ho messo lo stesso impegno e la stessa passione con cui ho scritto i romanzi. Del racconto non si dice neanche che è “morto”, come invece succede per il romanzo, lo “seppelliscono” e basta.

Questi premi, come il premio Teramo, dedicati al racconto sono quindi da benedire,  quelli che scrivono racconti, da ringraziare”.

Anna Brandiferro

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