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6FCA5176 86B8 46BC 974D C97DC47DB140Oggi è il gran giorno dei regali. Le feste natalizie sono ormai alle porte, occorre pensare a come affrontare il discorso regali, pianificando in breve cosa comprare, quando e da dove.Quest'anno a Natale compra in città per rivitalizzare l’economia locale.L’amore verso la propria terra si dimostra anche così.  E’ fondamentale far rimanere le poche risorse economiche a disposizione in città bloccando, in questo modo, l’emorragia di denaro verso i centri commerciali. Non che la città offra chissà cosa, per una politica assurda degli amministratori & comitato scarpe sciodd, ignoranti e presuntuosi con i soldi degli altri, che hanno scelto di spendere i pochi soldi per farsi le fotografie, con i nostri soldi, con due attrazioni musicali del tutto inadatte al contesto, e al periodo, senza l’umiltà di provare a copiare e replicare il successo dei commercianti delle “Stazione” che nel loro piccolo hanno portato gente e attrazioni giuste nel loro quartiere. Ma suq questo ci torneremo. Tant’è resta che acquistare nel proprio paese significa garantire il lavoro e la continuità produttiva dellaziende, che inevitabilmente si riversa sulla collettività, contribuendo anche a migliorare i servizi in loco.Quindi il nostro è un invito alla cittadinanza a comprare dai commercianti e piccoli produttori locali, dunque un modo per far risorgere quella piccola economia di comunità, troppe volte dimenticata.”In tempi così difficili per il commercio cittadino e in vista delle festività natalizie, abbiamo deciso di lanciare un segnale forte alla cittadinanza, un piccolo gesto per i negozianti e i produttori del territorio, e un’occasione per ribadire che siamo sempre vicino ai commercianti e alle piccole imprese, il cuore della nostra società.

Contro le voci che parlano di prossima chiusura di alcune attività, contro la triste realtà dei commercianti stessi che si dichiarano pronti a chiudere o a vendere. Ma anche contro quei consumatori che si lamentano sempre. Non bisogna essere economisti per capire che la situazione della rete commerciale è in declino da anni. Un po’ come in tutto il paese. E’ un fatto anche che il consumatore preferisca da tempo il supermercato al semplice negozio. Abitudine, moda, richiamo della pubblicità, maggiore comodità di orari,  varietà di scelta e  presunta mancanza di tempo che porta a voler concentrare gli acquisti in un unico luogo.  E’ vero che i commercianti locali sono da sempre molto divisi al loro interno, senza un progetto complessivo per rinnovarsi, modernizzarsi e smetterla di vivere di rendita su lustri del passato.  Credo, sia altrettanto vero che le scelte comunali di questi ultimi dieci anni in tema di commercio non siano state utili e funzionali. La profonda crisi attuale mette in evidenza un’altra faccia della realtà: il supermercato è un modello consumistico non più sostenibile e con un impatto eccessivo. Servono strade diverse. Riportare la gente in centro, spesso e volentieri, con piccoli appuntamenti, di qualità, ripetuti nel tempo. Spazio ai prodotti locali e alla qualità. I piccoli negozi potrebbero essere di grande aiuto, commercializzando proprio i prodotti del territorio. A tutto questo, ovviamente, va aggiunta una visione di rete vera. Cioè, bisogna che i soggetti interessati, Comune, piccoli commercianti, produttori e consumatori, lavorino con una logica d’insieme. Al Comune il compito di fare da coordinamento delle iniziative, di dare il sostegno pubblico e di attivare la necessaria promozione, fatta di informazione, sperimentazione, manifestazioni e insegnamento nelle scuole. Al consumatore, il compito di riorganizzare le proprie abitudini cercando qualità, prodotti di stagione e sostenibilità ecologica. Ai piccoli commercianti, il compito di provare a rinnovare le loro attività, ampliando gli orari e provando ad investire. L’ideale sarebbe coinvolgere nel progetto tutta la Comunità , dove i piccoli paesi soffrono di una evidente desertificazione commerciale. Tutte le proposte descritte assumerebbero un peso ben più rilevante. Sono convinto che da questa idea di sviluppo potrebbero nascere anche posti di lavoro nuovi e non precari, a differenza di quanto accade con la grande distribuzione.

Leo Nodari