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RUZZORETICi siamo. Mancano poche ore all’assemblea del Ruzzo che, domani mattina, dovrebbe rieleggere il Cda, riconfermando gli uscenti, con l’integrazione di un terzo componente, o cambiando tutto. E si rincorrono le dichiarazioni rilasciate da molti sindaci, di Centro destra soprattutto, che si sperticano in considerazioni sullo stato di salute della società di gestione del ciclo idrico. Il coro di voci che si è levato a difesa dell’organo di governo dimissionario, si è basato sul raggiungimento di ragguardevoli risultati in termini di bilancio e di attività societaria… ma sono adeguatamente supportate nella realtà dei documenti e degli atti?
Proviamo a rispondere a questa domanda.
Nell’assemblea di luglio 2019 il Ruzzo sottopose ai soci la pianta organica e il piano industriale cioè i documenti che ci dicono quante persone lavoreranno nel ruzzo e quali saranno gli obiettivi dell’azienda per i prossimi tre anni. Nel piano erano previste, nella prima annualità, 11 assunzioni derivanti da 11 pensionamenti.
Inviata ai soci convocazione, alcuni comuni chiesero i documenti relativi a pianta organica e piano industriale e venne fuori che non si trattava di un piano industriale ufficiale, ma di linee guida per la redazione dello stesso.
Un po' come se in un ristorante, invece di sottoporvi il menu, il cameriere vi facesse leggere un ricettario.
Fu chiesto il parere preventivo all’ERSI, l’Ente regionale che sulla Ruzzo reti svolge, per competenza, le attività di controllo.
Il parere di ERSI di luglio fu estremamente critico.
L’ente regionale, infatti, rilevò una preoccupante continua crescita dei costi del personale della Ruzzo Reti e il rischio che le nuove assunzioni potessero essere insostenibili con le economie della società.
In particolare, si evidenziava che “(...) che tale costo non potrà in alcun caso essere incrementato, anzi come da obblighi del SII dovrà essere debitamente efficientato/ridotto. (...)” (cit.), mentre in relazione al Piano Industriale veniva posta l’attenzione rispetto agli obiettivi e agli indicatori. In particolare, si sottolineava come “(...) per tutti gli obiettivi si nota la carenza di indicatori di misurazione per poter monitorare nel triennio l’andamento dell’attuazione del Piano, la sua correzione e messa a punto; per tutti gli obiettivi, inoltre, non sono stimati costi e connessi benefici economici in termini di minore costo, etc (...)”.
Alla luce di tutto questo, ERSI richiese alla Ruzzo reti chiarimenti ed integrazioni, sia in merito alla pianta organica, sia rispetto alle linee guida del Piano Industriale.
A queste critiche il Ruzzo rispose rimandando gli approfondimenti del piano industriale che si sarebbe dovuto votare ad Ottobre 2019.
Tornando al caso del ristorante è come se il ristoratore, nel vedere che il cameriere distribuisce generici ricettari e non menu alla clientela, lo richiamasse all’ordine e lui, per tutta risposta, dicesse “si ok ma tanto si capisce, poi porto i menu”.
Questo “poi” non è avvenuto sino ad oggi.
Solo oggi, infatti, in vista dell’assemblea, si è avuto modo di vedere lo sviluppo del piano industriale.
In realtà, ad una attenta lettura della pianta organica proposta e del piano industriale 2019 – 2021, in votazione domani, vi è più di un dubbio rispetto all’assolvimento delle indicazioni impartite da ERSI.
Sui costi, in particolare
Dal 2013 ad oggi i ricavi dalle tariffe sono passati da 36,4 mln a 40,6 mln: +4,2 mln a carico degli utenti.
Quasi un aumento analogo si è registrato per le spese di personale da 11,4 mln del 2013 a 14,1 del 2018.
Senza contare che una parte dei costi di personale è dentro la voce servizi poiché c’è il costo delle agenzie interinali.
Da notare che per la componente tariffaria i costi di personale sui quali computare le tariffe devono essere quelli del 2011 con alcuni correttivi. (11,9 mln)
Va evidenziata, per l’andamento economico, anche la situazione debitoria. Dal 2008 l’indebitamento netto (esclusi i contributi esterni all’ente) ad oggi c’è stato un aumento di oltre 7 mln: da 86,6 a 93,9.
La situazione, quindi, non giustificherebbe la trionfalità dei toni utilizzati da alcuni sindaci/soci, che puntano alla riconferma del c.d.a. dimissionario. A parte le logiche di appartenenza politica.
Il 7 gennaio scorso ERSI ha scritto una nota al ruzzo relativamente al piano industriale e alla pianta organica.
Nella nota di ERSI veniva evidenziato come il tema del costo del personale, diretta conseguenza della proposta pianta organica e del successivo espletamento dei concorsi per n. 63 unità, sia di rilevante importanza per la determinazione delle tariffe.
In altre parole, più il Ruzzo assume, più c’è il rischio che i cittadini paghino in bolletta i costi di una gestione alquanto spericolata.
Da premettere che a luglio ersi aveva già scritto a tutti i gestori sulle modalità di calcolo delle tariffe (nota ERSI prot. N. 1304 del 25.7.2019) indirizzata a tutti i Gestori del S.I.I. abruzzesi, dove spiegava come i vincoli posti da ARERA rispetto al riconoscimento dei suddetti costi in tariffa:
“Si coglie l’occasione per ricordare ai Gestori che, ad oggi, la regolazione nazionale riconosce in tariffa un livello dei costi operativi predeterminato e ancorato ai valori del bilancio 2011(rolling cap). riorganizzazioni e modifiche del modello gestionale compiute dalla Società per finalità diverse da quelle descritte in questa nota, dovranno essere adottate avendo cura di verificare l’invarianza delle somme complessive riconosciute in tariffa. Ogni riorganizzazione del modello gestionale che dovesse assorbire maggiori costi operativi complessivi, per servizi e/o per l’assunzione di nuovo personale anche interinale, e che non fosse giustificata da un ampliamento del perimetro gestito per acquisizione di nuovi servizi o Comuni e/o da una presa in carico di nuovi impianti, non troverebbe copertura tariffaria e pertanto metterebbe a rischio l’equilibrio economico e finanziario della gestione”.
Appare dunque un palese contrasto tra i vincoli rappresentati da ERSI e quanto sottoposto al voto dei Soci della Ruzzo Reti S.p.A. Nonostante tutto, domani, i sindaci saranno chiamati a votare un piano industriale senza che questo, verosimilmente, abbia avuto il parere tecnico preventivo dell’ente di controllo, visto che è mancata la risposta all’Ersi.
Nonostante tutto domani, la Ruzzo reti s.p.a porrà al voto un piano industriale e una pianta organica che ha criticità enormi rispetto a quanto richiesto dall’ente di controllo, con il rischio che ERSI bocci il piano proposto e la pianta organica.

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