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Crocifisso Quando ero chierichetto nella parrocchia del cuore immacolato di Maria, con Don Giovanni Iobbi, severissimo, era un incubo. Cominciavamo a tremare prima di carnevale. Le bacchettate si sprecavano. E ogni sera a  di Tomasde Torquemada con il dito ammonitore puntato su di noi, minaccioso ci gridava: “Senza quaresima non c’è la Pasqua”.  Omammamia manco se glielo avesse ordinato qualcuno a sto Gesù Cristo di andare a farsi crocifiggere. Così ora mi è automatico ripetere a me ed ai miei amici che, dopo il mercoledì delle Ceneri, inizia la Quaresima. Ma che vorrà mai dire questa parola, sconosciuta ai più giovani. Una parola che la Chiesa usa a bassa voce. Che non si incrocia più sul nostro cammino cristiano. Basta leggere la letteruccia acqua di rose del vescovo di Teramo per capire che “i talenti” alcuni uomini di chiesa le hanno nascosti già da un po’, perché non hanno più la fede, e temono che la giusta severità del messaggio della croce possa allontanare i tiepidi. Ma non è così. La Croce è il messaggio della Pasqua. La liberazione è per chi abbraccia la croce, non per chi parla e straparla dei talenti. La Chiesa tende a non ricordare, a scansare il ricordo dei quaranta giorni di digiuno vissuti dal Signore nel deserto prima di intraprendere la sua missione pubblica. Si legge nel Vangelo di Matteo: “Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame”. Anche San Francesco era uomo avvezzo alle quaresime. Le fonti agiografiche testimoniano che in diverse circostanze dell’anno si ritirava in luoghi appartati per vivere in preghiera e digiuno.  Proprio la quaresima e l’esperienza della Verna imprime in Francesco un profondo mutamento, una conversione, toccato non solo nel corpo con i segni delle stimmate, ma soprattutto nel cuore e nello spirito dall’amore di Dio che lo stupisce e atterrisce nel contempo. L’uomo Francesco, che nella solitudine della quaresima e nella preghiera incontra il Dioed è capace di scrivere di suo pugno le Lodi di Dio Altissimo, dandogli del Tu, Perchè la quaresima è il “tempo forte”» che prepara alla Pasqua, culmine dell’Anno liturgico e della vita di ogni cristiano. Come dice san Paolo, la Quaresima è “il momento favorevole» per compiere «un cammino di vera conversione” . Questo itinerario di quaranta giorni che conduce al Triduo pasquale, memoria della passione, morte e risurrezione del Signore, cuore del mistero di Salvezza, è un entrare nel deserto del creato per farlo tornare ad essere quel giardino della comunione con Dio che era prima del peccato delle origini. Quaranta è il numero simbolico con cui l’Antico e il Nuovo Testamento rappresentano i momenti salienti dell’esperienza della fede del popolo di Dio. È una cifra che esprime il tempo dell’attesa, della purificazione, del ritorno al Signore, della consapevolezza che Dio è fedele alle sue promesse. Nell’Antico Testamento sono quaranta i giorni del diluvio universalequaranta i giorni passati da Mosè sul monte Sinaiquaranta gli anni in cui il popolo di Israele peregrina nel deserto prima di giungere alla Terra Promessaquaranta i giorni di cammino del profeta Elia per giungere al monte Orebquaranta i giorni che Dio concede a Ninive per convertirsi dopo la predicazione di Giona. Nei Vangeli sono anche quaranta i giorni durante i quali Gesù risorto istruisce i suoi, prima di ascendere al cielo e inviare lo Spirito Santo. Tornando alla Quaresima, essa è un accompagnare Gesù che sale a Gerusalemme, luogo del compimento del suo mistero di passione, morte e risurrezione e ricorda che la vita cristiana è una “via” da percorrere, consistente non tanto in una legge da osservare, ma nella persona stessa di Cristo, da incontrare, da accogliere, da seguire. Con le riflessioni quaresimalè possibile vincere le nostre passioni ed elevare lo spirito. Durante la celebrazione del Mercoledì delle Ceneri il sacerdote sparge un pizzico di cenere benedetta sul capo o sulla fronte. Nel ricevere le ceneri l’invito alla conversione è espresso in modo chiaro “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai. Il richiamo è alla conversione che significa cambiare direzione nel cammino della vita e andare controcorrente (dove la “corrente” è lo stile di vita superficiale, incoerente ed illusorio) e rimanda agli inizi della storia umana, quando il Signore disse ad Adamo dopo la colpa delle origini: Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!. La Parola di Dio evoca la fragilità, anzi la morte, che ne è la forma estrema. Ma se l’uomo è polvere, è una polvere preziosa agli occhi del Signore perché Dio ha creato l’uomo destinandolo all’immortalità.Il digiuno, l’elemosina e la preghiera sono i segni, o meglio le pratiche, della Quaresima. Già nel IV secolo vi è una Quaresima di 40 giorni computati a ritroso a partire dal Venerdì Santo fino alla prima domenica di Quaresima, a liturgia propone alcuni segni che nella loro semplicità aiutano a comprendere meglio il significato di questo tempo. Come già accaduto nelle settimane che precedono il Natale, in Quaresima i paramenti liturgici del sacerdote diventano viola, colore che sollecita a un sincero cammino di conversione. Durante le celebrazioni, inoltre, non troviamo più i fiori ad ornare l’altare, non recitiamo il “Gloria” e non cantiamo l’“Alleluia”.La Quaresima è occasione per portare la speranza di Cristo anche alla creazione. Da qui l’invito: Abbandoniamo l’egoismo, lo sguardo fisso su noi stessi, e rivolgiamoci alla Pasqua di Gesù.

Leo Nodari