Lucio Dalla è stato uno degli artisti più rappresentative della canzone d’autore italiana, rientrando in quel ristretto gruppo di poeti-compositori che ha segnato una intera stagione della cultura italiana dagli anni Sessanta al Duemila. Musicista di formazione jazz, Dalla ha attraversato diverse fasi dalla stagione beat alla sperimentazione ritmica, dalla melodia alla canzone impegnata; ha inoltre scritto dei testi a volte semplici, a volte intensi, ma sempre nel segno di una grande umanità e di una vasta cultura maturata nel tempo. “La morte è solo l’inizio del secondo tempo”. Lo ripeteva spesso Lucio Dalla e sono otte anni che il musicista, il compositore, il poeta - si fa fatica a classificarlo - sta giocando la sua ripresa. Di questo, di Lucio, delle sue canzoni, dei suoi rapporti con l’Abruzzo si è parlato ieri nella bella iniziativa al dipartimento di lettere dell’Università di Chieti.
Il primo marzo del 2012 a Montreux, in Svizzera, la città del jazz, la città che aveva ospitato Freddie Mercury nei suoi ultimi anni, Lucio Dalla muore di infarto in una camera d’albergo. La sera prima si era esibito e la mattina dopo il suo cuore ha smesso di battere: il suo corpo viene trovato dal suo compagno Marco Alemanno mentre i primi a dare la notizia sono i frati della basilica di San Francesco d’Assisi, su Twitter: “È morto Lucio Dalla, dolore e sgomento della comunità francescana conventuale di assisi per l’improvvisa scomparsa del cantautore di Dio”, si legge sul social network alle ore 12.10; 23 minuiti dopo arrivano i lanci di agenzia.
Ogni anno mi invitano a parlare, a fare un ricordo. E io non posso che ripetere le stesse cose. Una grande umanità. È questo il primo ricordo che mi viene in mente, di Lucio Dalla.Un pilastro della musica italiana. Un maestro per tutti.Per forza. Perché se ami la musica, non puoi non aver cantato e amato note e strofe, idee, pure inconsciamente, dalla sua musica. Uno stornellatore italiano, che è riuscito a far fondere la tradizione popolare italiana, con la musica leggera, per tutti, unendo elementi tipici della musica folkloristica, le melodie e i ritmi semplici e scanzonati, con suoni appartenenti al pop, senza essere rinchiuso in un genere particolare ma toccando, in vari punti, molti aspetti della musica italiana.E poi la sua ironia, le parole poetiche e profetiche. Un messaggio positivo. Emozioni che restano.
Mentre scrivo sono in viaggio, e in radio passano qualche suo brano (per ricordarlo o forse per cogliere la palla al balzo e avere qualche ascolto in più): mi sono soffermato ad ascoltare “L’anno che verrà”, facendo attenzione al testo. Sarà che ogni anno, te la iniettano talmente tanto al punto di odiarla o, comunque, di non riuscire ad ascoltarla come si dovrebbe ma, per la prima volta, ho capito il vero significato di quella canzone: una grande illusione. L’illusione che ti propinano ogni anno, promettendoti che arriverà un periodo speciale, che passeranno crisi, che ci saranno grandi cambiamenti, di prepararci perchè tutto andrà, finalmente, per il meglio. L’autore che scrive ad un amico tutte queste idee e parole piene di vita, di fiducia e di certezza, consapevole, però, del fatto che sono tutte prese in giro. Prese in giro a cui bisogna aggrapparsi, “per poter riderci sopra, per continuare a sperare”. Il racconto di un’illusione. Di come il sistema riesce a prendersi gioco di noi. E di noi, che siamo talmente a terra che dobbiamo almeno far finta di crederci.Chissà perchè usano certe perle di saggezza con questa superficialità, spacciandocele come cose comuni, e poi ci vomitano certe schifezze, spacciandocele per perle di saggezza.Con la sua morte ognuno ha perso qualcosa: i musicisti hanno perso un maestro, un punto di forza della migliore tradizione italiana, un pezzo di storia; la gente ha perso un Artista,uno di quelli che davvero possono essere definiti così, perchè nel corso di tutta la sua carriera ci ha regalato tanto.C'est la vie, questa è la vita... ha la precedenza su tutto meno che sulla morte, che arriva quando meno te la aspetti... Un colpo a tradimento la fatalità, il caso! Ci sentiamo all'improvviso parte di una stessa grande famiglia a cui viene a mancare il capofamiglia... perchèquesto era Lucio Dalla: un padre affettuoso e sempre presente con il suo entusiasmo, le sue idee spesso all'avanguardia per il cantautorato italiano, il suo grande amore per la musica. Che lo ha accompagnato fino all'ultimo e questo ci consola, Lucio se ne è andato come avrebbe voluto, era in tour in piena attività...Nessuno muore mai completamente, qualche cosa di lui rimane sempre vivo dentro di noi! Fortunatamente, quando muore un artista, non muore la sua arte.
Leo Nodari