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ELEONORACOCCAGNA

Gentile Piero "Musicoerrante"


ho più volte riletto il titolo del suo articolo che suona come uno schiaffo per chi, come me, lavora giorno e notte per offrire al nostro territorio e ai nostri cittadini una programmazione culturale di ottimo livello nel Teatro Comunale di Teramo, l’unico che abbiamo e che, seppur con qualche criticità da migliorare, rimane uno dei migliori del territorio abruzzese per ampiezza del Palcoscenico e numero di posti.
In questo teatro, che lei ritiene inesistente, ACS ha programmato nell’ultimo anno 80 spettacoli distribuiti in 6 stagioni, con 80.000 presenze certificate, ha attivato 2 corsi di recitazione interni al teatro per 4 fasce d’età, ha ospitato 80 giornate di residenze artistiche l’anno, 8 debutti di nuove creazioni teatrali, iniziative sociali come il biglietto sospeso per aprire il teatro davvero a tutti e ha attivato la raccolta fondi per l’alluvione di Venezia, presto inizieranno i lavori di abbattimento delle barriere architettoniche con un investimento di 134 mila euro e la realizzazione di un ascensore interno che superi il disagio di chi è costretto oggi a usare il servoscale per non fare due rampe sino alla Platea.
Come vede il teatro esiste, e lavora, è un luogo pieno di fermenti e ricco di progettualità. Ha difetti? Si, certo, ma io non sono abituata a distruggere, ho sempre costruito nella mia vita, e sento che qui a Teramo è arrivata l’ora di posare a terra i picconi per corciarsi le maniche e lavorare.
Mi auguro di vederla presto a teatro, sarà nostro gradito ospite, le mostrerò se vuole le mille potenzialità di questo magico luogo.

Il direttore di ACS
Eleonora Coccagna

 

LA RISPOSTA DEL "MUSICOERRANTE"

Carissima Eleonora, potrei risponderLe -ed è vero- che "il titolo non l'ho scritto io", ma la sostanza non cambia.
Se Lei mi avesse letto anche nei precedenti articoli, ma non ho tale pretesa, sicuramente avrebbe trovato un mio scritto in cui consideravo addirittura quasi degli eroi coloro che organizzano, e pure in modo eccellente, manifestazioni in "quel" simulacro di teatro.
La mia critica non è a quelli che ci si fa dentro, ma "al luogo fisico".
Non siamo ipocriti, quello non è un teatro.
Non lo è architettonicamente, non lo è nella percezione dei cittadini, non è un luogo (anzi "il luogo") in cui portare un visitatore neofita della città in visita, indipendentemente dallo spettacolo che ci si tenga.
Non è un luogo di aggregazione.
Non è un luogo della bellezza.
E non parliamo dell'acustica.

Massimo rispetto (anzi doppio) per chi ci lavora e oer chi ci fa impresa culturale.

Ma pensare che "va bene così" significano veramente accontentarsi di poco, pochissimo. Significa vivere di piccolo cabotaggio.

I miei scritti vogliono stigmatizzare una miopia politica ormai più che cinquantennale rispetto a un "luogo che non c'è" e a un luogo presunto futuro che ci potrebbe essere, non di proprietà pubblica.
Ma comincio a pensare che le mie riflessioni siano troppo "alte" per essere comprese.
Saluti e ci vediamo presto.

Piero Di Egidio