Sospese tutte le messe a partire da questo pomeriggio, messa delle 20.00 compresa, fino a nuova disposizione. Era solo questione di tempo. Del resto non è iniziativa della Chiesa ma dello Stato. E come cittadini abbiamo il sacrosanto dovere di collaborare.
E’ questa la comunicazione che sta arrivando dai parroci teramani
SCRIVEVA IERI IL VESCOVO LEUZZI
Le Chiese possono essere chiuse, ma Cristo è vivo!
Per comprendere la situazione storica nella quale siamo immersi, dopo gli eventi del 19891, del 20012, del 20083 e - ora con il covid-19 - del 2020, desidero invitarvi a leggere la seconda parabola del capitolo 25 del vangelo di Matteo, precisamente i vv. 14-30.
Il testo biblico che vi propongo di leggere in questo clima di gande difficoltà e sofferenza, non è soltanto la parabola dei talenti, ma anche, direi soprattutto, quella della partenza del padrone.
Nel tempo della sua assenza - per un viaggio e non per sempre - i servi hanno atteggiamenti diversi: i primi due servi decidono di investire i talenti ricevuti, mentre il terzo si limita a nasconderlo.
I primi due hanno compreso che la partenza del padrone è una grande opportunità per loro; il terzo, al contrario, reagisce nascondendo il suo talento in polemica con una partenza che è vissuta come una assenza, se non addirittura un abbandono.
Se il padrone fosse rimasto, infatti, la vita del suo servo sarebbe stata più tranquilla, perché lui avrebbe protetto il suo servo e ne avrebbe garantito di persona il successo. È l'idea di un Dio severo e giudice, ma consolatore! Di qui la sua paura e la scelta di approfittare della sua assenza per non assumersi nessuna responsabilità e, quindi, per non far fruttificare il suo talento. Perché impegnarsi se lui se ne è andato? Non solo non c'è, ma non mi garantisce la certezza del premio.
i La caduta del muro di Berlino, nella notte tra il 9 e 10 novembre 1989. 2 Il crollo delle Torri Gemelle a New York, 11 settembre 2001. 3 La crisi economico-finanziaria.
Il problema decisivo e di sempre dell'uomo è uno solo: se il padrone è lontano, allora è meglio non impegnarsi a comprendere e gestire un mondo sempre più complesso, e in cui spesso tale complessità si manifesta anche attraverso le catastrofi naturali.
In questo momento la nostra comunità vive con grande sofferenza la chiusura delle Chiese, il rinvio o la cancellazione di molte attività pastorali, o la difficoltà - per motivi sanitari preventivi - di poter stare insieme come popolo che loda Dio nelle liturgie. Di fronte a tutto ciò, tuttavia, non possiamo permetterci di interpretare questo momento storico come la conseguenza della lontananza del padrone. Egli, al contrario, proprio nelle maggiori difficoltà della storia, ci invita a scoprire la sua presenza nella storicità della nostra esistenza. In altri termini: perché la partenza del padrone crea paura e preoccupazione a tal punto da addebitare a lui le difficoltà della storia? In fondo se lui ci teneva tanto ai suoi servi poteva stare con loro! Il problema dell'assenza e della presenza del padrone era insignificante nel mondo non globalizzato, ossia dell'epoca del cambiamento. Il male o il bene, la sofferenza o la felicità dipendevano pur sempre da lui, sia che fosse accolto o rifiutato. Nella società globalizzata - ossia nel cambiamento d'epoca - è la sua partenza la vera sfida per la Chiesa. Lui parte perché il mondo è cambiato: siamo nel cambiamento d'epoca. Il padrone c'è, ma senza invadenza, perché la sua intromissione metterebbe in difficoltà la società globalizzata. È partito per un viaggio, eppure continua ad esserci senza disturbare i suoi servi.
Lui ama la società globalizzata, perché ama i suoi servi che la vivono. Nell'epoca del cambiamento, invece, il padrone non sarebbe partito, perché in essa non c'era spazio per i servi. La grande scelta per l'umanità che abita il cambiamento d'epoca è tra il ritornare nell'epoca del cambiamento con la presenza del padrone, oppure accogliere la globalizzazione e non temere la partenza del padrone.
Il padrone, infatti, è partito ma non è assente! Egli è partito per fare spazio ai suoi servi.
Ma l'uomo vuole crescere o restare chiuso nella sua naturalità?
La Resurrezione di Cristo ha aperto a ciascuno di noi la possibilità di essere di più, passando così dalla naturalità alla storicità.
E il segno che sostiene questa storicità è la Sua partenza, perché Lui ha posto in essere una nuova creazione, l'unica capace di garantire e sostenere la globalizzazione.
Carissimi fratelli e sorelle in Cristo,
c'è una globalizzazione anti-storica e una globalizzazione anti-realistica. La prima si fonda sul padrone che non parte, la seconda su un surrogato del padrone: o la natura o lo spirito. Quello che voglio dirvi con questa lettera, però, è che c'è un'altra possibilità: quella della realtà storica che non è contro l'uomo, ma che gli offre la possibilità di essere di più sforzandosi di comprendere il momento e imparando a gestirlo con sapienza e ragione. Ma ciò sarà possibile sola ad una condizione: che il padrone decida di partire dopo aver messo in essere la nuova creazione — frutto della Pasqua — e che è la prima esperienza di globalizzazione dal 33 dopo Cristo, cioè la Chiesa. La società, invece, è diventata globalizzata con la rivoluzione industriale. La verità, però, è che nessun movimento religioso o avvenimento sociale particolare è in grado di farci comprendere la vera natura della globalizzazione. Questa è la grande illusione della cultura contemporanea dopo i fallimenti dei surrogati del padrone.
Si possono chiudere le chiese o ridurre i posti nelle chiese, ma la nuova creazione sarà sempre presente nella storia. Il padrone è partito, ma è vivo! I problemi della globalizzazione potranno essere affrontati e superati solo se ci sarà una nuova cultura della globalizzazione, quella cioè del realismo storico - come ci ricorda papa Francesco - che aiuta l'uomo a comprendere che vale la pena viverla perché in essa posso essere di più. Ma a una sola condizione: scoprire quel padrone che è partito non per lasciarci soli, ma per affidare a noi la responsabilità di costruirla verso la vita e non verso la morte.
Anche i problemi sanitari possono essere superati, solo se saremo disponibili a costruire la globalizzazione con la certezza che essa non è un caso o una necessità, ma un dono per essere di più. Così, pure la prevenzione sanitaria appartiene a questo desiderio dell'uomo che nel cambiamento d'epoca non può essere considerata come una maledizione del padrone, ma come esperienza storica che spinge ciascuno di noi ad essere di più, ponendo l'uomo al di sopra dello stesso benessere psico-fisico.
Essere di più: è ciò che desidera per i suoi servi quel padrone che è partito per un viaggio. Ci ha affidato i suoi beni: la ricerca scientifica, l'organizzazione sanitaria, le competenze professionali, etc. Lui si fida di noi! Ma forse siamo noi a non fidarci di lui!
È così che entra e si sviluppa la morte nella storia. Ma noi senza paura, costruiamo la globalizzazione, certi che il Risorto cammina con noi.
Teramo, dal Palazzo Vescovile, 07 marzo 2020
Vostro e Lorenzo Leuzzi Vescovo