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hospiceAnche a Teramo c’è una vittima del Coronavirus. Non è una persona. Non è un paziente. E’ un reparto. Sacrificato nel nome della paura e della pur giusta prevenzione. Condannato, però, senza possibilità di appello e senza accettare una già individuata soluzione alternativa. E’ il reparto di Psichiatria del Mazzini, che chiude perché nei locali dell’ex sanatorio dovranno nascere altri posti di terapia intensiva. E anche se è giusto che, in un momento come questo, la sanità teramana cerchi di mettersi in condizione di rispondere nel miglior modo possibile all’attacco del virus, è ingiusto che lo si faccia senza offrire alternativa ad un reparto che svolge un’opera straordinaria e necessaria. Eppure, sembra che avessero chiesto anche solo 4 posti letto all’interno della struttura del Mazzini, per continuare a lavorare, in attesa di soluzioni diverse. Invece, niente. Chiude e basta. O meglio, si trasferisce a Giulianova, dove avrà, in quella sede sì, quattro posti. Pochi e lontani da Teramo, in un momento nel quale, come scrivono gli operatori del reparto in una mail, «la patologia psichica non è affatto scomparsa, anzi sembra esserci una recrudescenza imponente ospedaliera che non può essere arginata attivando solamente 4 posti a Giulianova». Eppure, erano stati individuati i locali dell’ex centro trasfusionale, nei quali poter realizzare appunto un’ala psichiatrica dedicata ai ricoveri, ma la direzione generale avrebbe bocciato la proposta. «Il personale in servizio presso il Servizio Psichiatrico di diagnosi e cura di Teramo è completamente spaesato, demotivato e demoralizzato da questa situazione, non conoscendo il proprio destino - si legge nella mail - ma, cosa ancora più grave, stiamo ricevendo continue chiamate da parte dei pazienti e dei loro familiari i quali stanno protestando vivamente contro l'eventualità della chiusura, chiedendo una soluzione alternativa presso lo stesso ospedale».