Siamo al quindicesimo giorno di una quarantena che si fa sempre meno sconosciuta. Due settimane dalle quali abbiamo visto pian piano il mondo chiudersi fuori.
Oggi, la notizia del rinvio delle Olimpiadi. Il pensiero è corso ai colleghi di scienze motorie che aggiungeranno una slide a un argomento molto amato dagli studenti per le straordinarie suggestioni che evoca.
Nella storia moderna, i giochi sono stati interrotti negli anni dei conflitti mondiali. La tregua sacra non riuscì a fermare le mani (insanguinate) e il mitico armistizio dovette arrendersi alla forza delle armi. Il triplice annullamento è un cerchio senza colore, un fardello invisibile che torna sempre a far sentire il suo peso, come rigurgiti di ubris.
Oggi, per la prima volta nella storia, le Olimpiadi si fermano in nome di un nemico invisibile che tiene stretti i cinque continenti, uniti dalla stessa paura.
Tokyo 2021 entrerà nei libri di storia, prima ancora del suo medagliere, come la prima data dispari che, forse, avrà il sapore di un pareggio.
Si leggerà di un’epidemia che rapidamente sottrasse al panellenismo dei giochi antichi il suo prefisso.
Si leggerà di mascherine come scudi, di distanziamento sociale come recinto sacro di Olimpia, di piccoli e grandi uomini, abili, i primi, solo ad approfittare, capaci, i secondi, solo di donare.
Si ricorderanno i caduti, i loro sguardi smarriti, la solitudine del fatale dolore.
E si leggeranno di epinici dedicati alla vittoria più agognata. E di vincitori con camici, cuffie e zoccoli.
E della torcia, tornata in Grecia, per accendersi presso il tempio di Asclepio.
Gabriella Liberatore