Nel romanzo “LeCittà invisibili” Italo Calvino immagina che Marco Polo descriva un ponte, pietra per pietra, all’imperatore dei Tartari che, ad un certo punto, chiede: “Qual è la pietra che sostiene il ponte?” “Non c’è. Ogni pietra sostiene l’altra”.In questo periodo,viviamo giorni così bui, talmente saturi di ansie e preoccupazioni, che forse neanche ci rendiamo conto dell’avvicinarsi della Pasqua, giorno della speranza. Non riusciamo a vedere chel’Italia è un paese che offre speranza, un paese ricco di persone appassionate, nascoste, spesso silenziose,eppure straordinariamente operose, e attive, nella costruzione del tessuto esistenziale delle comunità.Persone chesi mettono in relazione, si aiutano, quasi “obbligano” la comunità a prendersi cura del tanti aspetti del vivere insieme.E cos’è questo se non un segno di speranza. Prima del tempo del coronavirus, volevamo tutto, non ci bastava niente, il nostro modello era l’egoismo, l’egoismo, l’indifferenza. Vedevamo il mondo in guerra, tra mille diversi conflitti, un luogo posto sotto il segno del fanatismo, dell’integralismo, della disgregazione, del respingimento e dell’isolamento. Oggi, nel silenzio generale, dentro la vita dei nostri territori, migliaia di persone dimostrano, nel quotidiano, in mille modi, che basta poco per riconoscersi come una sola umanità sulla stessa terra. Donne e uomini dimostrano che hanno custodito il valore della relazione e della responsabilità per il bene comune. Abbiamo capito che vivere non è lottare contro gli altri. Vivere è sentirsi partecipi di un destino comune: fatto di parole e di azioni che nessuno può dire e fare al posto nostro.Improvvisamente ci siamo trovati di fronte all’imprevedibilità di un nemico invisibile che porta la malattia e la morte. Qualcosa assolutamente al di là del nostro controllo. Siamo venuti a contatto con le ingiustizie del sistema sanitario, con i tagli, con i superficiali che non hanno capito neppure “stare a casa”, con gli egoisti, con la fatica di capire e per trovare la giusta strada, con l’impossibilità di trovare le risposte che servono. Perché ? Dove ? Fino a quando ? Contemporaneamente, abbiamo incontrato persone incredibilmente virtuose, che ci hanno fatto pensare e capire quello che non ci importava, quello che non ci aspettavamo: che davvero la fatica del singolo è il cemento che costruisce la comunità. Io, tu, noi. Ogni pietra è importante. Noi tutti, probabilmente, abbiamo sempre dato per scontato che ci fosse un servizio universale per la salute. Abbiamo scoperto che, invece, questo sistema sanitario di protezione non è per nulla scontato. Che in tanti paesi del mondo - tipo i grandiosi, fantastici, invidiati, Stati Uniti - non c’è. Abbiamo capito che dobbiamo avere rispetto, pretendere molto, da chi è custode del sistema sanitario nazionale. Dobbiamo riuscire a usare, ma non ad abusare di questo sistema, nella consapevolezza di essere davvero fortunati ad averlo.. Di recente ho ricordato una massima di Albert Einstein, il quale sosteneva che “è meglio essere ottimisti e avere torto che pessimisti e avere ragione”. Io sono ottimista. Il nostro Paese, come certificano anche gli ultimissimi accadimenti, è in una situazione di pericolo sanitario ed economico, il che ci costringe a essere ottimisti. Perché è necessario e urgente trovare forze ed energie per ribaltare la situazione. Perché nella partita in corso, tra virus e umanità, stanno cambiando i rapporti di forza. Perché di fronte ad un primo tempo nel quale il virus ha stravinto, ora possiamo immaginare un secondo tempo (non si sa però quanto lungo) in cui a vincere saremo noi. Ci troviamo di fronte a un nemico invisibile, a una minaccia senza precedenti nel secondo dopoguerra. Non si intravedono ancora segnali certi di uscita dall'emergenza sanitaria ed è già sicuro che, in ogni caso, le conseguenze sul piano economico saranno catastrofiche.Questa è la realtà, nuda e cruda. Chi fa informazione, in un momento così drammatico, ha il dovere morale di rappresentarla, senza infingimenti.Senza dimenticare gli sforzi, a volte eroici, di chi in questi giorni è in trincea: medici, infermieri, operatori dei servizi essenziali ma anche politici ed amministratori chiamati a gestire una situazione gravissima.Ma sappiamo, oggi abbiamo la certezza, del fatto che se ognuno di noi farà appello al proprio senso civico - l'unica stella polare che può guidarci in quest'ora buia - “andrà tutto bene.Sappiamo che io, tu, noi, “ogni pietra è importante”. Oggi sappiamo che dalla tragedia l’umanità uscirà rafforzata, con un di più di fraternità a livello globale. Oggi sappiamo che l’Uomo è capace di impegno fino all’esaurimento, tenacia, senso di responsabilità, forza, per esercitare un così alto grado di responsabilità fino al rischio della vita.Per sostenere questo mio punto di vista, certo al momento ottimistico, sviluppo qualche riflessione a metà strada tra razionalità e visione. Ma un dato sta crescendo, e io lo colgo: abbiamo dei timori, ma il futuro, nonostante tutto, non ci fa paura.Semi di vita buona sono stati posti nelle nostre terre. Starà a noi, farli germogliare dentro le nostre comunità. Per un nuovo inizio, tutto da costruire.Ogni pietra sarà importante. E come ci ha ricordato Papa Francesco: “Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo tutti importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda”.Ogni pietra sarà importante
Leo Nodari