Ma l’Italia è ancora una repubblica democratica fondata sul lavoro o piuttosto una repubblica presidenziale fondata sulla salute?
La domanda sorge ormai spontanea dal momento che la violazione della legalità costituzionale è divenuta una prassi per chi, agendo in assoluta carenza di potere con l’uso (abuso) del DPCM ha esautorato di fatto il parlamento di ogni prerogativa.
Non stupisce, allora, il fatto che “l’avvocato del popolo”, anche in relazione ad una scelta fondamentale per il futuro e la sopravvivenza del nostro paese, si sia sottratto, ancora una volta, alla votazione e al dibattito parlamentari, pur invocati dall’opposizione.
Eppure, in un’intervista rilasciata solo l’8 aprile al quotidiano tedesco BILD, aveva dichiarato:
“Se la UE non si darà strumenti finanziari all’altezza della sfida, l’Italia sarà costretta a far fronte all’emergenza e alla ripartenza con le proprie risorse”.
Ieri, tuttavia, il Consiglio Europeo ha approvato un “pacchetto” (o “pacco”?) di aiuti, al cui interno è prevista l’attivazione del MES, una soluzione che lo stesso Presidente del Consiglio aveva assicurato che non avrebbe mai approvato.
Ma cos’è il MES?
Proviamo a spiegarlo, nella maniera più semplice, ipotizzando che lo Stato abbia necessità di 50 MLD e possa scegliere tra tre diverse soluzioni:
1. in una situazione ideale e al momento ancora teorica di sovranità monetaria (es. le nostre vecchie 500 lire “Mercurio Alato” dei tempi di Aldo Moro), lo Stato potrebbe semplicemente stampare i 50 MLD necessari tramite la Zecca e quindi spenderli, senza creare alcun debito a suo carico, sostenendo un costo irrisorio rappresentato al più dalla spesa tipografica per la stampa del danaro;
2. nella situazione ordinaria, lo Stato acquisisce indirettamente detta somma dalla BCE, che la crea dal nulla e gliela presta, attraverso l’intermediazione di alcune banche commerciali appositamente autorizzate all’acquisto dei titoli del debito pubblico.
Il costo totale per lo Stato sarà pari a 50 MLD, oltre a 2,5 MLD l’anno circa di interessi;
3. nella situazione attuale, con l’approvazione del pacchetto di aiuti, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha posto in essere le condizioni per il ricorso al prestito del MES, meccanismo al quale lo stesso Stato Italiano dovrà conferire, dietro semplice richiesta ed entro brevi termini, i 50 MLD dell’esempio, dopo essersi indebitato per riceverli dalla stessa BCE, per poi riceverli nuovamente indietro in prestito.
Il costo totale per l’Erario - e quindi per i cittadini - per avere a disposizione sempre gli stessi 50 MLD, sarà dunque pari ad euro 100 MLD oltre a 5 MLD l’anno circa di interessi: 50 MLD oltre interessi nei confronti del sistema bancario che, per mezzo dell’emissione dal nulla, li ha prestati allo Stato, ed ulteriori 50 MLD oltre interessi verso il MES.
Quali saranno le conseguenze di quest’ultima scelta?
Passando dall’esempio dei 50 MLD alla realtà, lo Stato Italiano si è impegnato a conferire al MES, dietro semplice richiesta ed entro brevi termini, la somma complessiva di 125 miliardi.
Per ora sono stati messi a disposizione dell’Italia, con l’utilizzo del MES, 35 MLD da destinarsi esclusivamente a spese sanitarie collegate all’emergenza COVID-19; per l’utilizzo di questi 35 MLD il Paese non subirà l’imposizione di condizioni solo per il limitato periodo di un anno, allo scadere del quale il MES cesserà di essere “light” e acquisirà automaticamente tutto il pesante corredo di condizionalità in esso originariamente previsto.
Qualsiasi somma ulteriore dovesse richiedere lo Stato rispetto ai 35 miliardi e di cui avremo sicura necessità per la ricostruzione del tessuto economico distrutto dal “lockdown”, sarà immediatamente assoggettata alle condizioni capestro previste nel detto meccanismo.
Siamo dunque nella concreta situazione di dover realisticamente subire, in un futuro molto prossimo, tagli di pensioni e stipendi ai dipendenti pubblici, licenziamenti, incremento di tassazione seguita da pignoramenti anche delle prime case, fallimenti delle ultime aziende rimaste in vita, erosione dei residui risparmi degli italiani, svendita del patrimonio pubblico infrastrutturale e immobiliare, desolazione completa.
Un futuro di lacrime e sangue.
Vincenzo di Nanna Pierluigi Antenucci