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BasilecaraAlle due di notte del 4 maggio 1980, mentre con la moglie Silvana e la figlia Barbara di quattro anni – in braccio a lui  – assiste allo spettacolo pirotecnico che chiude la festa del Santissimo Crocefisso a Monreale, un killer della mafia spara alle spalle ed uccide il Comandante della locale Compagnia Carabinieri, Emanuele Basile, strettissimo collaboratore investigativo del giudice istruttore Paolo Borsellino. Precedentemente al suo assassinio conduce alcune indagini sull’uccisione del capo della Squadra Mobile palermitana Boris Giuliano, avvenuto il 21 luglio 19791 . Ripartendo da dove era giunto il Collega della Polizia, scopre l’esistenza di traffici di stupefacenti in cui sono coinvolti i Corleonesi in piena ascesa, che individua anche tramite accertamenti bancari, una prospettiva investigativa all’epoca assolutamente all’avanguardia. Particolare impegno investigativo viene profuso nel perseguire la pericolosa cosca mafiosa di Altofonte, che opera proprio nel territorio della Compagnia Carabinieri di Monreale. I risultati cui giunge Basile lo portano alla coraggiosa decisione di procedere, il 6 febbraio 1980, all’arresto d’iniziativa in flagranza per il delitto di associazione per delinquere di esponenti delle suddette famiglie, alla denuncia tra gli altri di Leoluca Bagarella, Antonino Gioé, Antonino Marchese, Francesco Di Carlo, nonché alla formulazione di rilevanti ipotesi investigative sulle attività delle famiglie facenti capo a Salvatore Riina, culminate nel rapporto 16 aprile 1980, ultimo atto prima della sua morte: in quella data il Capitano Basile consegna i faldoni con i risultati cui è pervenuto al giudice Paolo Borsellino che inizia la sua carriera proprio a Monreale. Per condannare i colpevoli, Puccio, Bonanno e Madonia, ed il mandante Riina, occorrono 7 processi. Il giudice Carnevale in cassazione annullava le sentenze. Perché esistono i Falcone, Borsellino, De Raho, Tartaglia e tanti altri. Giudici “veri”. Ma nei tribunali esiste anche tanto marciume. In questi giorni difficili, in cui riflettiamo sulle nostre fragilità, sulle nostre incertezze il pensiero commosso è anche rivolto al 40° anniversario dell’efferato omicidio del Capitano dei carabinieri Emanuele Basile, avvenuto nella via principale della  città siciliana la notte tra il 4 maggio 1980. Del valoroso Ufficiale ricordiamo il suo spiccato senso dello Stato, la determinazione ed il coraggio eroico nell’investigare e contrastare una pericolosa cosca mafiosa della nostra provincia, pur nella consapevolezza di rischiare la vita. Indelebile è il ricordo degli spari, delle grida, dei rumori, dei volti impauriti ed angosciati dei tanti cittadini che affollavano le vie della città ancora in festa. Sono ricordi, immagini che rimarranno per sempre impressi nel nostro cuore e nella nostra mente.A distanza di quarant’anni non si sono affievoliti, ma, anzi, ci addolorano sempre di più. Non amava coltivare intense amicizie ma aveva rapporti collaborativi e cordiali con le istituzioni civili e religiose locali. Era una persona molto seria e riservata, a volte taciturna, mostrava disponibilità e fermezza nello stesso tempo; sempre pronto ad aiutare i poveri che si rivolgevano a lui, era credente ed aveva avuto modo di manifestare in diverse occasioni la sua formazione cristiana Dopo essere stato dimenticato, ora si torna a parlare di lui, delle sue inchieste coraggiose., del suo valore. Mi è piaciuta molto la definizione che ha dato di lui una giovane ragazza palermitana che – a margine del mio intervento streaming del 30 aprile per parlare di Pio La Torre con il Sindaco Orlando – ha detto “Pio la Torre era un vero politico, e Emanuele Basile era un vero carabiniere”. Ecco, si, un vero carabiniere. Un carabiniere con la fronte alta e la schiena dritta. Che nel 1980, quando la mafia era negata da tutti, ebbe il coraggio di indagare i “viddani” corleonesi, Un carabiniere vero. Che non fece finta di non vedere, e non sapere, Un carabiniere vero che seppe affrontare i rischi del fare fino in fondo il proprio dovere.  Un carabiniere. “Vero”. Che si contrappone ai tanti carabinieri per finta, falsi, borioni con i deboli e accucciati davanti ai potenti. Che fanno finta, che vanno a cena, che una mano lava l’altra, che un mestiere vale l’altro, che pestare un poveraccio ci piace, che fammi fare i fatti miei. Emanuele Basile era un carabiniere vero. Come i ragazzi che soccorrono chi ha bisogno. Come quelli che non si tirano indietro. Come i ragazzi delle scorte che non hanno orari. Come chi, non oggi, ne domani, ma alla fine ti becco. Oggi il nome del capitano Basile viene ricordato in tutte le scuole d’Italia. Nel tempo, infatti, è maturata sempre più la consapevolezza che occorre formare e tenere deste le coscienze per contrastare la mafia e la sua cultura di morte. E’ un impegno che le scuole hanno sempre più rafforzato con un percorso costante nell’acquisire dei principi e nel rispettare le regole, diventando così il luogo privilegiato per far prendere coscienza della complessa realtà che ci circonda.
In occasione del 40° anniversario della tragica scomparsa del Capitano Basile, voglio tributare il doveroso omaggio alla Sua memoria e manifestare la partecipazione al dolore dei familiari. Purtroppo, in questa drammatica circostanzail mio ricordo streaming che entrerà nelle scuole che vorranno farlo loro, avrà un carattere della sobrietà e dell’essenzialità.In memoria del Capitano Basile, ucciso da vile mano mafiosa, gli studenti collegati streaming sul sito dell’Università La Sapienza e tutti gli studenti italiani che vorranno, sono invitati ad un momento di silenzio, di ascolto, di meditazione, un momento nel quale saremo chiamati a sentire come nostro il dolore dei familiari.Sarà anche questa una significativa occasione per ribadire la propria testimonianza di cittadinanza attiva e per dare impulso a un rinnovato impegno civile, ma soprattutto per manifestare il nostro doveroso e commosso tributo alla memoria di un Ufficiale dell’Arma, Medaglia d’oro al Valor civile, un Ufficiale che ha perso la vita nel compimento del proprio dovere e per l’affermazione di sommi ideali, civili e morali. Un carabiniere vero.

Leo Nodari