“Aiutiamoli a casa loro” si sente ripetere dai farisei che non hanno il coraggio di dire “Facciamoli morire di fame. Uomini, donne e bambini africani devono morire tutti”. “Aiutiamoli a casa loro”ma se poi una ragazza, dopo essersi laureata, invece di canne e birra sceglie di andare ad aiutarli ecco i farisei “Poteva fare la crocerossina in Italia”.
Forse non tutti sanno e a non tutti interessa sapere che, quella di lavorare in una Ong all’estero, è una scelta completamente diversa da quella di fare il volontario in una associazione benemerita italiana. Quando sei in villaggio africano o in una favelas latinoamericana non c’è la mamma che ti prepara i pasti. In compenso c’è tanta fame. Non c’è il suv di papà per andare a fare il buono. Ma se sei fortunato hai la bicicletta fino a quando non te la rubano. Non c’è acqua pero con il caldo c’è tanta sete. Spesso non ci sono medicine. Ma trovi tante malattie. Non c’è il vecchietto che ti sorride e dice grazie, ma ci sono 25mila bambini che muoiono ogni giorno. Anche nella tua favelas o villaggio. Non ci sono le divise tutte belle ed eleganti ma in compenso tutti vivono nella povertà assoluta. Non ci sono i buoni pasto, ma ci sono tanti scarafaggi. Non c’è la fidanzata che ti chiama e vai al cinema, però ci sono i turni notturni per evitare che i predoni o gli squadroni della mote vengano a rubare. Non ci sono carabinieri e vigili del fuoco se ti si mette brutta, in compenso sono tanti i meninos de rua che quando hanno fame usano i machete e le pistole. Non ci sono vacanze, non ci sono i turni, non ci sono distrazioni. Devi cambiare vita , abbandonare le vecchie abitudini e intraprendere una nuova strada. Fare volontariato all'estero, significa vivere una vita al servizio degli altri. E lo puoi fare un anno solo se dai importanza più al dare, piuttosto che al ricevere.Solo se hai profonde e radicate motivazioni che muovono scelte così importanti, perché si tratta di abbandonare la propria terra, "vivere facendo volontariato" in Paesi disagiati e a volte pericolosi. In realtà molto difficili e, dove, nei casi più estremi, si rischia la vita. E nonostante questo il volontariato internazionale coinvolge ogni anno sempre più persone, animate dalla voglia di compiere un atto di solidarietà. Lavorare all’estero non è uno scherzo e nella verifica al secondo mese, se non hai le palle,prendi e torni indietro. Tanto il cazzone nero che Silvia era andata a cercare - secondo Feltri - lo trovi anche il Italia . E comunque ti meriti e ti va sempre un grazie. Quella di lavorare in una Ongall’estero racconta quanto si è determinati a trovare la propria strada nella vita, un vero e proprio cambio di vita, in un contesto culturale diverso.
La sola Focsiv, federazione che riunisce 87 associazioni italiane, di ispirazione cristiana, impegnate nella cooperazione e nel volontariato internazionale, in 40 anni ha preparato e gestito 27 mila volontari italiani. Principalmente giovani. Ma anche meno giovani. Sono tante le sigle più o meno grandi per un giovane che voglia fare esperienza di volontariato all’estero. Nel cosiddetto terzo mondo. Fino al 1992 hanno gestito progetti per miliardi. Oggi molto molto meno. Una associazione come “Mani Tese” gestisce aiuti per 4,milioni di euro. Nessuna di queste associazioni farebbe partire una ragazza/o da sola . Ogni viaggio, ogni esperienza di servizio civile internazionale o di cooperazione è un investimento per la vita e tutte le associazioni – in modo diverso - si prendono a carico ciascuno di loro assumendosi ogni responsabilità. Per questo, neppure i più esperti partono mai da soli e ciascuno ha sempre sul luogo dove è destinato un referente che lo ha in custodia per tutta la durata della missione. Che sia un missionario, un’altra associazione locale. Quando io partivo per per l’Africa e dall’86 in Brasile, per telefonare alla mia famiglia una volta alla settimana mi mettevo in coda all’ufficio postale e aspettavo due ore per avere la linea. Oggi il telefonino prende in quasi tutti i villaggi. Anche in Amazzonia. Ciononostante, quello della sicurezza è per tutti sempre il primo tema. I ragazzi che partono volontari per il mondo della cooperazione italiana sono giovani preparati, determinati e motivati, che si avvicinano a questo mondo per una scelta che è solida e matura. Giovani che non si sono spaventati dopo il rapimento di Silvia Romano, anzi, sono arrivate molte disponibilità. In questo momento ce ne sono 400 di servizio civile internazionale che avrebbero dovuto partire ma sono bloccati per le norme dei vari decreti Covid. Il loro stipendio è di 2/400 euro al mese (max 5mila anno). E due biglietti aerei l’anno. In questo momento ci sono 5 mila italiani cooperanti rimasti in terra straniera senza lavoro e senza poter tornare a casa. La cooperazione è basilare per costruire relazioni e rapporti, per aiutare le persone nella loro terra, per garantire diritti e recuperare dignità e speranza a chi nasce con un destino già segnato di sofferenza e povertà assoluta. “Aiutarli a casa loro E’ lo slogan di moda. Bene, ma come senza questi volontari ??
Leo Nodari