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DidalmazioitaloCaro Italo,

Sto provando a scriverti da qualche ora. Da quando ho saputo che te ne sei andato. 

Non ci riesco. 

Curioso vero? Dicevi che so usare le parole, giocandole come fa un musicista con le note, e adesso non le trovo. Perché i ricordi s’affollano, quasi volessero imporre l’uno all’altro un diritto di precedenza nel riaffiorare.
Ricordo di quando mi chiamasti “Puoi passare da me in Provincia?” e io, che c’ero sempre e soltanto venuto per lavoro, mi ritrovai primo paciere nella rinata festa dei Trionfi. Ricordo di quando chiedesti al Messaggero che fossi io, proprio io, il più giovane tra i collaboratori, l’inviato ai gemellaggi di Civitella con tre fortezze austriache. Di quel viaggio, ricordo ogni attimo. 

Già, Civitella.

Ti devo la scoperta di quell’intarsio di pietre antiche e l’amore che, da allora, mi lega a quei luoghi. Sei riuscito a trasmettermi la tua passione sincera, la tua devozione filiale, per quel borgo. È bastato sentirti parlare di Civitella, senza esasperazioni enfatiche, ma con la lucida percezione di chi sa che esiste un solo luogo, che puoi chiamare casa.

Eri elegante nei modi, ma di quella eleganza pretta e vivace, che hanno solo quelli che nascono eleganti e mai quelli che si sforzano di esserlo. 

Non ho sempre condiviso tutto, della tua politica, anzi a volte ero in totale disaccordo, e lo sai, ma ho sempre letto in ogni tua azione una sincera aspirazione al bene collettivo. 

Altri ricorderanno chi eri, quali e quante cariche ti hanno visto costruire una diversa e diffusa percezione della teramanitá e del luogo che la ospita. Io voglio ricordarti attraverso le mie emozioni, quelle che nessuno potrà mai togliermi.

E che non devono essere rivelate.

Anzi: una sì.

Una voglio raccontarla.
Avevo organizzato la prima edizione di un premio letterario erotico, che aveva scatenato - come speravo - reazioni e proteste in tutta Italia. C’era da organizzare la serata finale. Te ne parlai e, prima ancora che potessi rendermene conto, avevi già cominciato ad organizzarla.

A Civitella, in fortezza.

Tavolata di mangiare “nostro”, i trampoli e i suoni dei ragazzi di Castel Trosino, musica, vino tanto e buono.
Ti presentai Milo Manara, quella sera.

Freddezza iniziale, poi tu scardinasti la sua veneta diffidenza: “Lei beve?” chiedesti, “Lo bevo e lo faccio” rispose il disegnatore. Molte ore dopo, sul far dell’alba,  cantavate stornelli (anche osceni) davanti alla Fontana degli amanti. Abbracciati come amici da sempre. Il vicepresidente della Provincia ed uno tra i più grandi fumettisti del mondo, come due ragazzini gioiosi, perché la cultura è fatta di emozioni.

E io ti ringrazio, per tutte quelle che mi hai lasciato.

Ciao Italo

Antonio