Arrivare a svilire un’attività nobile come far politica, intesa come cura della polis; soffiare sul fuoco populista di chi descrive la politica come un qualcosa di inutile, funzionale solo ad interessi personali; arrivare a paragonare l’attività di amministratore pubblico, sia dal lato di maggioranza che dal lato di minoranza, ad un’attività di volontariato, quasi da fare a tempo perso, dimenticando le responsabilità che derivano dalle attività da porre in essere; provare a descrivere i politici come necessariamente ladri, per cui si può chiedere loro di rinunciare a tutto; pensare che si possa fare parti uguali tra diseguali, ancor più in una fase di emergenza; piegare un’attività meritoria come la donazione ai meccanismi della comunicazione. Il tutto per qualche like ed una maggiore visibilità.
Tutto questo era contenuto nella mozione discussa ieri in consiglio comunale. Una mozione che mi ha sdegnato ancor di più perché presentata da un collega, che certamente sa cosa significhi governare, certamente sa cosa significhi farlo nel bel mezzo di una emergenza: eppure, non si è fermato, ha deciso di svilire l’attività di tutti per avere una foto in prima pagina. Una mozione che aveva un messaggio chiaro: “La politica come il passatempo dei ricchi”, provando a mascherare il tutto con del populismo un tot al kilo. E allora, senza indugio, io a tutto questo non ci sto e, se necessario, sono disposto ad utilizzare anche termini forti, per quanto scomodi. Senza, però, venir meno al rispetto delle persone e dei luoghi istituzionali. Per me la politica resta un lavoro al servizio della collettività, e tutto questo non lo posso barattare per qualche punto percentuale o qualche voto in più.
In queste settimane io, come tanti colleghi, ho fatto donazioni, ho aiutato direttamente concittadini in difficoltà, ma non ho mai sentito la necessità di renderlo pubblico: mi hanno insegnato così. Abbiamo lavorato concretamente e senza sosta per dare risposte tangibili ai cittadini e da loro saremo valutati alla fine di questo percorso.
Resta però l’assenza di risposte del consigliere di opposizione ad una serie di interrogativi che gli sono stati posti.
Come mai questa proposta a suo dire illuminante e risolutiva non l’ha presentata durante l’emergenza terremoto, quando ad amministrare c’erano i suoi amici e compagni di coalizione?
Sarebbe disposto a rinunciare al suo stipendio, così come chiesto alla Giunta, che tra l’altro dall’inizio della sua attività, sia nella prima che nella seconda composizione, si è sottratta già il 20%?
Reputa giusto chiedere ad un consigliere comunale, magari divenuto cassaintegrato o disoccupato proprio durante l’emergenza, di rinunciare al gettone di presenza?
Spero solo che la risposta non si limiti ad un misero paragone con altri contesti completamente differenti al Comune capoluogo: svilirebbe la sua stessa intelligenza.
P.S.: chi pensa di potermi offendere pubblicando la mia foto con il pugno comunista, forse non mi conosce abbastanza. O meglio non conosce la storia, men che meno quella del nostro Paese. Di quegli ideali continuerò ad andarne fiero.