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Italiasiglo

E così sia. Si riparte. Dove c’eravamo lasciati il 7 marzo scorso ? E’ veramente successo ? Quanti anni sono passati ? Un attimo, un fulmine a ciel sereno e in poche ore ci siamo ritrovati con i teatri blindati, scuole chiuse, luoghi di aggregazione, cinema sbarrati, eventi sportivi annullati, spettacoli cancellati, eventi rimandati. Alcuni giorni sono stati un incubo. Incapaci di dare risposte a tanti che hanno perso il lavoro. Ed ancora oggi non sanno di che morte dovranno morire, se moriranno o si salveranno, se si riapriranno i battenti e si tornerà a quella che chiamavamo normalità. Per gli artisti giovani, con le spalle piccole, per i tecnici è veramente dura. L’unica cosa che si sa è che nessuno li andrà a salvare. Qualche agenzia grazie ad una legge anti costituzionale è riuscita a fare soldi anche in questa situazione, trattenendo i soldi dei biglietti per  i concerti che sono saltati. Ma, prima o poi, con calma, con i tempi della legge, vedrete che qualche giudice ci metterà mano e chi ha pagato per un servizio non ottenuto vedrà riconosciuto il suo diritto al rimborso. E a quel punto tante teste salteranno. Ma ora basta parlarsi addosso. Ci vediamo  mercoledi17 giugno alle 21,30 nell’arena aperta del “Silvano Toti Globe Theatre” di villa Borghese, a Roma, per lo spettacolo “Italia Germania 4 a 3: il partido del siglio”. E poi un lungo tour che sarà anche in Abruzzo a luglio  L’Aquila (18), Lanciano (24), Pescara (28), Chieti (29), e Agosto a Sulmona (2), Montorio (5), Vasto (7), Roccaraso (14), Sant’Omero (16),   Spoltore (20). 

Italia-Germania, 17 giugno 1970. Quei centoventi minuti in bianco e nero, vissuti davanti al televisore, visti cinquant’anni dopo, servono a far capire che allora più che una partita di calcio fu vissuto un poema epico. Si mescolarono tante componenti che alla fine hanno fatto passare in secondo piano l’evento sportivo. Per innalzare quello fiabesco, elegiaco, universale. Quella partita rappresenta il primo vero bagliore di una stagione nuova in un anno di grandi cambiamenti. Rappresenta in sé il classico esempio di come, a volte, il naturale ed incredibile evolversi degli eventi riesce a superare anche la più fulgida immaginazione.Quella notte fu il finimondo. Sì, il finimondo. Io c’ero. Con la gioia più autentica, prese corpo – senza che ne comprendessimo la portata – qualcosa di più grande di una passione sportiva. Penso sia nato, davanti ai teleschermi, un fulmineo e irresponsabile movimento collettivo. La conferma arrivò quando, a partita finita, qualcuno si arrampicò dalla gioia sui lampioni, mentre la gente si affacciava alle finestre e i clacson delle auto svegliavano la città da un antico torpore. Sì, perché Italia-Germania fu – e resta – la scoperta anomala di un nuovo sentimento nazionale. Una gioia immensa vissuta col fiatone, in maglietta e sull’auto dell’amico Amerigo, insieme con altri amici: una vecchia Fiat 850 che, partendo dall’Infrangibile, irruppe di prepotenza insieme a centinaia d’altre auto, nel cuore del centro storico. Mi sentivo eroe e scapestrato. Ero vivo come mai ero stato prima, in quella notte indimenticabile, che l’indomani “Libertà” liquidò con tre colonne di centro senza foto, ma fu festa vera, con tanta gente.La prima finale mondiale dal 1938, conquistata in un modo così epico, con una partita prima noiosa ma vincente fino a quel gol allo scadere, e poi con cinque gol in mezz'ora: vantaggio loro, poi nostro, poi loro, poi nostro, col senno di poi sembrava una di quelle partite per cui la mia Inter è celebre. E credo abbia fatto la propria parte anche quel magnifico bianco e nero di allora, che ha eternato tutto come se fosse un film classico: in realtà la partita fu ripresa a colori, ma la Rai non li usava ancora nelle trasmissioni e noi italiani non avevamo i televisori adatti. Per cui quando il match viene replicato spesso spuntano fuori i colori. Ma per noi che c'eravamo ancora, resta tutto in bianco e nero, che sono i toni del ricordo, della fantasiaPropriouna replica della partita è lo spunto dello spettacolo :  cinque ex sessantottini si trovano per rivederla assieme, cercando di ricreare il clima anche umano dell'epoca. Uno spettacolo teatrale tutto dedicato ai  tifosi che, ancora oggi in vita, non potranno mai dimenticare quella partita che propose una girandola infinita di emozioni terminata solo ai supplementariSono passati ben 50 anni da uno spettacolo calcistico raramente visto fino ad oggi. Uno spettacolo per rivivere sul palcoscenico le emozioni di quella partita che divenne da subito il simbolo di una generazione che con entusiasmo stava provando a cambiare il mondo. Ma già alla fine del decennio successivo era divenuto chiaro che era stato il mondo a cambiare quella generazione. Oltre che un match pazzesco con continui colpi di scena.  Ecco perché la partita Italia-Germania 4-3 ègiustamente  considerata come lo spettacolo del calcio per eccellenza.Resteranno, sempre e per sempre, quei tempi supplementi di cinquanta anni fa essenza ed epifania del football, un gozzaniano mistero senza fine bello, il regno del possibile e dell’impossibile: Italia-Germania 4-3, semifinale del mondiale del 1970 in Messico, “la partita del secolo”. Un inno alla bellezza struggente e folgorante del calcio, una narrazione epica: nel rogo delle difese e nelle improvvisazioni vincenti dei singoli, si consumò un match senza respiro, cuore contro cuore, muscoli contro muscoli, orgoglio contro orgoglio, in un infinito travolgente di emozioni e stupori. E ancora oggi quei tempi supplementi, seppure visti e rivisti, suscitano meraviglia e passione, imprecazione e gioia: sono passati 50 anni, sembra ieri. Ed erano tutti giovani e belli, gli azzurri guidati dal saggio Ferruccio Valcareggi.  Che sfida! Nel caldo dello Stadio Azteca e in una notte italiana da non sembrare vera. 17 giugno 1970: una data scolpita nel nostro tifo e nella nostra nostalgia e nella nostra felicità. Un match destinato, via via, a diventare film, teatro, romanzo, saggio, poesia, fumetto, punto di riferimento, culla di un sogno, memoria personale e collettiva. Italiagermaniaquattroatre: un sigillo, un marchio, e così ripetiamo nel recuperare quegli attimi, quei sospiri, quei gol.Oggi la giovane compagnia de “La tavola rotonda” mette in scena la più travolgente avventura del pallone, tra Salgari e Omero.
Al 94’, Germania in vantaggio. Non ci sono più tattiche, sfumano gli schemi: ci sono solo gli uomini, con il loro ardore e il loro coraggio, le ultime riserve di fiato. E al 104’ sono gli azzurri a segnare ancora: Bonimba si carica il match sulle spalle, va via sulla sinistra, trascinato dal suo stoicismo e dalla benedizione di Eupalla. Il centravanti crossa al centro dell’area, e lì chi troviamo? Il reprobo di un attimo prima: Gianni Rivera. Destro e gol, Maier spiazzato. 4-3. Nando Martellini ringrazia, commosso, gli azzurri per questa impresa, gli italiani nel cuore della notte scendono in piazza. In finale troveremo il Brasile di Pelé. La Seleçao vincerà 4-1, conquistando definitivamente la Coppa Rimet. Ma nessuno potrà mai toglierci quella semifinale, quel 17 giungo 1970: noi, i protagonisti di un match uscito dalla cronaca per entrare nel mito. Italiagermaniaquattroatre. Quando il calcio si trasforma, per davvero, in una metafora della vita.

Leo Nodari