"Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere, perché è in ciò che sta l'essenza della dignità umana." questa frase è attribuita a Giovanni Falcone, ma prima di lui l’aveva pronunciata John Fitzgerald Kennedy . E scusate se è poco. Avevano ragione. Lo sappiamo tutti noi che ogni giorno ci scontriamo con impiegati scansafatiche, dirigenti ignoranti e prepotenti, persone “con il cappello” che in forza del cappello fanno pesare quello che fanno, che poi è semplicemente il proprio dovere. Ma “Navigare necesse est, vivere non necesse”. Navigare è necessario, vivere non è necessario. E’ questa la trasposizione in lingua latina, corrente nel Medioevo, di una frase dello scrittore greco Plutarco (50 – 120 d. C.), tratta dall’opera “Vita di Pompeo”. Era l’incitazione di Pompeo ai propri soldati a prendere il mare, nonostante la turbinosa tempesta, perché era primaria e vitale l’esigenza di trasportare a Roma il grano raccolto nelle province, ad ogni costo, compreso quello che la nave potesse affondare col suo carico umano. La frase, assurta a massima, rappresenta una esortazione altruistica a fare il proprio dovere, al coraggio e all’abnegazione per l’amore dei concittadini. Nella nostra ingenua, egocentrica, limitata e trionfalistica visione del mondo, risalente ad appena due mesi fa, sembrava una frase ormai obsoleta, legata agli ardimentosi di altri tempi, confinata tra le lacrimevoli pagine del libro Cuore di De Amicis. Eppure, nei giorni attuali, osserviamo con meraviglia il sacrificio e l’abnegazione di numerosi operatori dei servizi essenziali, della Medicina in primis, delle Forze dell’Ordine e delle altre attività primarie (e silenti), che con estremo coraggio cercano di mantenere la nave a galla, nonostante parecchi remi si spezzino, e la chiglia abbia subito numerosi squarci. Fuor di metafora, un ammirato encomio e un deferente plauso a tutti coloro che in questo clima di estrema emergenza incarnano il più genuino, altruistico ed efficiente senso del dovere, a tutti coloro che rispondono con prontezza alla chiamata di aiuto della Nazione, facendo propria la storica massima di Plutarco.
Ieri ho assistito personalmente ad un esempio di questo “fare il proprio dovere”. E lo voglio raccontare perché il Sig. Raffaele, operatore del servizio di emergenza della Ruzzo Reti ha fatto fino in fondo il proprio dovere, e qualcosa di più. Una persona del primo piano di un condominio chiude casa per trasferirsi al mare. In una rastrelliera di 22 canalette tutte uguali, tutte in fila, anche in alto, ognuna con diversi rubinetti, invece del suo chiude il rubinetto dell’acqua di un altro condomino. Niente di grave. Una signora di 95 anni rimane senza acqua. Si pensa a dei lavori. Lei non vuole disturbare. Passano le ore. La nonnina è senza acqua. Fin quando non la sentono piangere. Arriva l’acqua in bottiglia ma nel rubinetto niente. In serata alle 19,00 un condomino decide di chiamare il Ruzzo. Che risponde. Primo miracolo inatteso. Il Sig. Raffaele risponde. Spiega come fare. Aiuta. Richiama. Si accerta. Richiama. Il condominio è preoccupato. Alla fine il condomino incapace (che poi sono io) seguendo le facili istruzioni, e inzuppandosi, riesce nell’impresa. La nonnina potrà bere, lavarsi,andare al bagno. Evviva. Grazie Raffaele. Il suo compito era solo di rispondere. Lui è andato oltre. E questo mi basta. Poteva fregarsene. Invece ha capito che una piccola cosa poteva complicarsi. Persone così, ci aiutano a dire che una società basata principalmente sulla solidarietà, sull’altruismo e sull’ efficiente interesse collettivo TUTTO ANDRA’ BENE.
Leo Nodari