Va detto per onestà che l’epilogo del braccio di forza tra il governo e Autostrade rappresenta uno dei pochi casi nei quali l’attore pubblico ha avuto abbastanza coraggio e forza per uscire dalla logica della 'cattura del regolatore', una patologia ben nota e quasi inevitabile per la letteratura scientifica di economia industriale nei rapporti di concessione tra autorità pubblica e gestore privato dell’infrastruttura. Di solito si parte con la migliore delle intenzioni. Il contratto di concessione impegna il gestore privato a realizzare gli investimenti di manutenzione necessaria in cambio di una tariffa che dovrebbe rappresentare il giusto mezzo tra interesse degli utenti (gli automobilisti che pagano i pedaggi in autostrada) e profitti del gestore stesso. E va detto che sempre, poi, le cose lentamente, quasi per inerzia, scivolano verso la 'cattura'. I politici per motivi vari e diversi diventano accomodanti nei confronti del concessionario che non manca di solito di potere economico, capacità di lobbying e persuasione. Si finisce con ritorni del capitale molto elevati per il gestore, tariffe elevate per il consumatore e investimenti in manutenzione non all’altezza delle necessità e delle aspettative.
Ma va detto anche che le nostre Autostrade sono vecchie e malconce. Strade dove non è mai stato speso il giusto per tenerle in vita. Ponti a fine vita. Gallerie fatiscenti da terzo mondo. Costosissime manutenzioni da fare sulla rete. Mentre i Benetton continuano a incassare. E le autostrade sono nelle condizioni che sappiamo. La vicenda autostrade è davvero un affare? Per chi? Una vittoria di chi? Dopo il vertice notturno che ha portato, dopo due anni di proclami e incertezze, alle prime decisioni sul futuro di Autostrade, restano le perplessità su una operazione che rischia di tramutarsi in un regalo a chi fino ad oggi ha gestito l’infrastruttura, compreso il ponte Morandi crollato il 14 agosto del 2018, provocando 43 vittime e danni ingentissimi all’economia genovese e ligure. Non si passa dunque dalla revoca della concessione per togliere ai Benetton la gestione delle Autostrade, ma da un affare che vede protagonista la stessa Atlantia e il governo italiano. Così Atlantiadopo aver beneficiato di tutti i vantaggi economici della concessione, garantendosi utili record, non garantendo la manutenzione delle autostrade, si potrebbe liberare dell’infrastruttura, proprio ora che – come si capisce da queste terribili settimane vissute tra code e cantieri in Liguria – devono essere oggetto di pesanti e costosi interventi di messa in sicurezza, legati alle ispezioni in corso, e non fatte prima, di questi giorni. In altre parole i Benetton si sono tenuti le autostrade fin quando si sono rivelate un pozzo di petrolio. Le restituiscono massacrate e da sistemare.
Lo Stato – tramite Cassa Depositi e Prestiti - si ritroverà il bene in concessione con le misure su cui ha premuto il Premier Conte: il taglio delle tariffe e la riduzione dell’indennizzo in caso di revoca da 23 a 7 miliardi. Ma queste misure limitative sembrano ad andare a gravare sulla nuova Aspi, che va in mano pubblica, pagando il cosiddetto indennizzo compensativo di quasi tre miliardi e mezzo. Lo stato italiano ha riacquisito un cancro che Benetton ha distrutto poco a poco senza la dovuta manutenzione spendendo quasi nulla dall’incasso dei pedaggi. Oggi però non si ha più intenzione di pignorare i miliardi illecitamente sottratti dalla società autostrada che sarebbero serviti per la manutenzione . Ma si ringraziano i Benetton, del fatto che ha guadagnato miliardi senza restaurare e si riprende il rudere che li ha arricchiti, per restaurarlo con i soldi degli Italiani!!! Benetton ha rifatto un altro affare ad essere stato espropriato perché non deve fare manutenzione futura ne arretrata!! Occhio alla Borsa. Che dice tanto. Fa capire chi vince e chi perde. Ha vinto il Governo e hanno perso i Benetton, dicono i mass media pro Governo. Poi si guarda la Borsa e si scopre che il titolo Atlantia (la cassaforte dei Benetton) ha guadagnato il 25% in un giorno. Un rialzo spaventoso. Da vincente, non da perdente. Questi sono i numeri, i fatti, e non le opinioni.Se davvero la revoca non poteva avvenire, per la penale, per i danni ai piccoli investitori, per i debiti di Atlantiacon le banche, allora perché si è sempre parlato di revoca?Chi pagherà i danni agli italiani e alle imprese per le perdite dovute al caos di questo mese, ma soprattutto non si sa quanto costerà allo Stato, attraverso Cdp, nuovo socio finanziario di Aspi, entrare nel capitale di Autostrade, quale sarà la valutazione delle azioni e quindi la quotazione di vendita.Il dubbio che sorge, tra le nebbie delle comunicazioni del governo, è che questa operazione possa essere un affare per l’attuale socio maggioritario, i Benetton, che rimarrebbero nella public company l’unico socio ‘di mestiere’ e quindi continuerebbero a dettare le regole della governance, delle manutenzioni e dei cantieri di cui i risultati sono sotto gli occhi di tutti.Con questo folle piano del governo useremo denaro pubblico per ristrutturare la rete, quando i danni sono stati fatti da privati.
Leo Nodari