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Dinannapelle

I fatti risalgono all’8 giugno 2016, quando la Polizia di Chieti sequestrò all’interno dell’abitazione del Pellegrini, cinque piantine e una scorta di complessivi 430 grammi di marijuana, compresi foglie e steli, detenuti per un uso personale di tipo terapeutico.

Com’è noto, il pianista teatino è stato costretto a coltivare e quindi detenere detta sostanza a causa del fatto che, da oltre un decennio, la somministrazione di cannabis per uso terapeutico gli è stata sistematicamente negata, persino dopo l’entrata in vigore della legge regionale che ne consentiva la somministrazione ai malati, a titolo gratuito, e senza certo escludere la fibromialgia, la patologia da cui è affetto Fabrizio Pellegrini. Il difensore avv. Vincenzo di Nanna, ha così commentato la sentenza pronunciata oggi dal Tribunale di Chiet, giudice dott.ssa Chiara Di Gerio, che ha assolto l'imputato con la formula "il fatto non sussiste" per la condotta di coltivazione e "il fatto non è previsto dalla legge come reato", per quella di detenzione:

“La Giustizia in Italia è ancora paralizzata dall’emergenza covid, ma il processo a carico di Fabrizio Pellegrini è stato comunque celebrato, e, finalmente, si è concluso con un’assoluzione con formula piena. Sembra, dunque, che almeno l’odissea giudiziaria si sia conclusa, ma non quella sanitaria perché, ad oggi, nonostante l’entrata in vigore della legge sulla cannabis terapeutica, Fabrizio si è visto negare con ostinazione le cure prescritte in violazione dell'art. 32 della Costituzione".

Fabrizio Pellegrini ha già conferito incarco all'avvocato Di Nanna di agire contro la ASL di Chieti.