Una delle variabili indefinibili della vita di provincia, è la mancata percezione del talento. Ci si conosce tutti, tutti conoscono tutto di tutti e, nell’intrecciarsi scomposto di dinamiche relazionali, si tesse la rete di una sorta di megafamiglia allargata nella quale, come in tutte le famiglie, ci si vuole tutti bene almeno quanto ci si detesta. Così, capita che si sia portati a dimenticare quella celebrazione del talento che è, invece, la base stessa del riaffermarsi come realtà collettiva, perché si diventa una comunità quando si ha la forza di trovare nel successo del singolo la soddisfazione di tutti.
Voglio fare questo, oggi, qui in queste righe.
Celebrare un talento.
E vantarmene.
Con grande soddisfazione.
Il talento è quello di Luca Boschi, artista dell’immagine, costruttore di emozioni visibili, scultore della luce con uno scalpello fatto a forma di macchina fotografica.
Me ne vanto, e non perché di Luca abbiano scritto riviste d’oltreoceano come inweekly, Californiaherald e, last but not least, americadailypost che, solo poche ore fa, ha celebrato la capacità artistica del fotografo teramano. No, me ne vanto e lo celebro, perché Luca Boschi è bravo davvero. Nelle sue foto, nei suoi ritratti in particolare, con un uso caravaggesco dell’ombra e della luce, Boschi va oltre, infinitamente oltre la soglia del visibile, restituendoci il tratteggio intimo del soggetto fotografato, il suo essere non solo “oggetto” dello scatto, ma anche soggetto dell’emozione che quell’immagine crea.
Scorrere la galleria del suo sito (thightarchitect) significa ascoltare l’eco dell’opera di Mapplethorpe, anche nel suo saper essere sguardo del tempo, nel tempo dello sguardo, ma anche ritrovare nelle pieghe del dettaglio di ogni scatto quello stesso amore per la precisione che mi ha esaltato nelle foto di Helmut Newton, ma anche la celebrazione senza ostentazione dei corpi che riconobbi come eccelsa tra le pagine di una monografia di Jeanloup Sieff. Da architetto della luce, Boschi progetta i suoi scatti e poi li rende eterni, partecipandoci l’essenza di un’esperienza che altri celebrano come arte, ma che noi dovremmo solo orgogliosamente condividere, sentendocene parte.
Adamo
la foto di Luca Boschi è di Maurizio Anselmi...