L’industria alimentare guarda al fine anno con forti preoccupazioni. Lo evidenzia il Rapporto 'L’industria alimentare italiana oltre il Covid-19 – Competitività, impatti socio-economici, prospettive', redatto da Nomisma per Centromarca e Ibc, e presentato oggi dalla società di ricerche.
Nomisma fotografa gli effetti del lockdown su un settore industriale di rilevanza strategica per il Paese, che contribuisce in modo importante al sostegno dell’economia nazionale e che - alla luce della propria anticiclicità – si rivela indispensabile nei momenti di crisi. L’industria genera infatti il 20% del valore aggiunto della filiera alimentare. E tra il 2008 e il 2019 il valore aggiunto espresso dalle aziende di trasformazione è cresciuto del 19% (mentre la manifattura nel suo insieme si è fermata al 7%); l’occupazione del 2% a fronte di una riduzione del -13% del settore manifatturiero. Tra il 2009 e il 2019 le esportazioni sono aumentate a valore dell’89%.
"Dovrebbe far riflettere che un settore, spesso portato a esempio di eccellenza, sia riuscito a crescere nonostante l’assenza di un reale disegno di politica economica che consentisse alle aziende di irrobustirsi, rinnovarsi e quindi di esprimere pienamente il loro potenziale competitivo", rileva Francesco Mutti, presidente di Centromarca.