Nel 1348 la peste invase l’Europa. Dalla Cina prima e Turchia poi, si espanse in tutto il Vecchio Continente. La peste era qualcosa di invisibile e letale, come uno spettro che si aggirava per l’Europa, che atterriva i popoli, svuotava le strade, ammassava i cadaveri, spingeva le moltitudini di fedeli a chiedere pietà a Dio mediante frequenti processioni. Scene analoghe a quelle che si delinearono nella peste milanese del 1630 raccontata dal Manzoni. Realtà per certi versi era molto simile alla nostra, pur con profonde differenze relative alle conoscenza medico-scientifiche. Il timore di uscire dalla propria abitazione, il dover combattere un nemico invisibile, la paura dell’altro, il sospetto, la chiusura delle città, sono tutte cifre caratteristiche di quel periodo,tanto quanto di quello che viviamo noi oggi.
Ma tra le pesti della storia e la contemporaneità, vi è una grande differenza circa le reazioni conseguenti alla pandemia. Nel Trecento la spiegazione della pestilenza era chiara: Dio aveva voluto punire il mondo corrotto, e una volta compiuto il suo volere, mosso dalle preghiere, toglieva il velo di morte da sopra l’umanità. La pandemia di Covid-19 invece no. Giunta all’improvviso ha colpito e ferito a morte un mondo stordito dalla sorpresa. Ma ora no. Ora si sapeva tutto. Che sarebbe tornato. Che avrebbe continuato il suo massacro. Che avrebbe portato nuovamente paura. Chiusure. Povertà. Si sapeva, si è sempre saputo che non era finita. Ieri 306 nuovi casi , mai così tanti. E 1 multa. Ma si è fatto troppo poco. In Abruzzo si evidenzia un clamoroso ritardo da parte della regione. Infatti dopo l'approvazione della delibera di giunta n.519/2020 gli uffici regionali non hanno ancora proceduto all'assegnazione delle risorse ai Comuni. A questo inspiegabile ritardo si aggiunge il caos creato dal mancato aggiornamento del sistema informatico Osca con cui venivano inserite dai Comuni interessati tutte le istanze di contributo ricevute con i relativi dati dei cittadini richiedenti. Nulla è stato fatto per quei cittadini che a causa di un reddito insufficiente non riescono a pagare interamente il canone d'affitto. Si balla tra il mancato potenziamento del servizio sanitario regionale abruzzese alla mancata richiesta di un numero sufficiente di vaccini, dal mancato potenziamento della medicina territoriale e della rete ospedaliera dell'emergenza al numero delle terapie intensive che è rimasto pressoché invariato, dall'ospedale da campo promesso e non realizzato in tempi utili, dalle lunghe liste d'attesa e forti disagi alle risse di Tortoreto per i tamponi,fino al piano pandemico non è stato ancora aggiornato.Molte promesse ma pochi fatti. La vicenda dei tamponi con file interminabili e dei vaccini introvabili e gestiti in modo oscuro, ne sono un chiaro esempio. E così oggi, oltre alle vittime ci troviamo un tessuto produttivo nazionale in ginocchio, un settore turistico/ spettacolo/ fiere fermo, milioni di persone che sono nuovamente bordenline in un’economia stagnante e in pessime condizioni mentre i soldi dell’europa sono ancora incerti.
Dobbiamo pertanto considerarci “combattuti e vinti”? No, perché la capacità di reinventarsi e rialzarsi dell’Italia è superiore a qualsiasi disfatta o rassegnazione, il coraggio è superiore al timore. Come ogni generazione ha dato il via alla rinascita dopo una catastrofe, così oggi la società moderna è chiamata a rinascere e sviluppare un nuovo sistema economico-sociale, che metta al centro l’individuo e i suoi valori.E per far ciò dobbiamo iniziare da una nuova ottica, a rimboccarci le maniche mentre siamo passati dagliintegralisti no-vax,che ora sono a testa bassa in fila per il vaccino ai ridicoli movimenti no mask. Verrebbe da ridere, se non fosse che ci sono ancora persone, che ritengono che il Covid non esista e che la pandemia sia tutta un’invenzione. Tutti possono sbagliare. Nessuno prima di febbraio sapeva cosa fosse il Covid. Forse i vari governi (quello cinese in testa e primo responsabile) non hanno sempre parlato chiaro. Metterà ordine alla faccenda soltanto la storia, ma soltanto tra moltissimi anni da oggi. Oggi ci interessa altro.
La pandemia, con l’opzione della serrata totale, ci ha messo d’innanzi alla possibilità che alcuni diritti possano essere messi realmente tra parentesi. Pensare che la cosa in sé non avrebbe sollevato interrogativi è da ingenui.
Così ora tra ritardi, incertezze, errori, un secondo lockdown non è più solo uno scenario lontano. Dopo la crescita dei contagi di questi giorni, i tecnici e i medici lo chiedono a gran voce. Il mondo del commercio trema. Il governo pensa di tornare a una linea dura ma non può permettersi un lockdown nazionale, perché non ha mantenuto le promesse della primavera e i soldi dell’europa cominciano a diventare fumosi. Ma il Comitato tecnico non esclude che il Paese possa ripiombare nel dramma della primavera. Mascherine all'aperto e blocchi serali non bastano più. Le multe sono inutili. Domenica si arriverà ad altro.
Leo Nodari