In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati”.
Il Vangelo delle beatitudini, che ascolteremo oggi a messa, ci parla di felicità.Sono le prime parole di Gesù, il suo programma, l’essenza della sua lieta notizia, un insegnamento scaturito dal suo cuore per dirci ciò che vuole per noi: renderci felici.Le beatitudini sono una delle pagine del Vangelo che più ci attrae ma, nel contempo, ci appare nei suoi contenuti a una distanza siderale dalla realtà concreta, dal modo di comportarsi e di concepire la vita oggi.
Il Signore sale sul monte e da quel nuovo Sinai consegna alle folle la nuova legge, la dichiarazione d’amore di Dio rivolta all’intera umanità. Ognuno di noi sa di poter essere beato, se si lascia trasformare da queste parole.Nove volte il Signore ripete la parola beati, ossia felici.Si rivolge in primo luogo a chi soffre: i poveri, gli afflitti, gli affamati, i perseguitati, coloro che vengono insultati.
Nasce in noi un interrogativo che ci assilla: come possono gioire i sofferenti? Non è forse una contraddizione in termini? Agli occhi dell’uomo della strada, di chi vive immerso in questo nostro tempo, questa pagina di Vangelo non sembra una buona notizia, ma un’utopia, destinata a illudere gli ultimi di questo mondo.
San Paolo nella seconda lettura ci offre una chiave di lettura, quando dice: “...quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti”.Le beatitudini, il cuore del Vangelo, ci svelano il pensiero alternativo di Dio, che predilige cuori svuotati d’orgoglio per riempirli di cielo, occhi bagnati di pianto per rasserenarli con parole di consolazione e coscienze umiliate dai potenti di turno per corroborarle con il dono di una nuova dignità.
Sia chiaro, Gesù non fa l’elogio della rassegnazione di fronte ai drammi e alle sofferenze dell’umanità, ma annuncia l’impegno di Dio, il suo scendere in campo, per assicurare a tutti il diritto di essere felici.Chiama beati coloro che praticano le virtù della mitezza, della misericordia, della purezza e della pace.Consapevoli d’essere spesso irrisi ed emarginati da una società di persone sempre più sole, egocentriche e tristi, ci sentiamo felici di testimoniare la mitezza lì dove regna la litigiosità, lo scontro e la prevaricazione; ci prodighiamo con generosità nel costruire “artigianalmente” la pace; ci impegniamo con costanza ad accogliere in un abbraccio di misericordia coloro che ci hanno offeso e umiliato. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Davanti al Vangelo delle Beatitudini provo ogni volta la paura di rovinarlo provando a capirlo, interpretarlo, commentarlo.Perché so di non averlo ancora capito. Perché dopo anni di ascolto, questa parola continua a stupirmi e a sfuggirmi.Gandhi diceva che queste sono “le parole più alte del pensiero umano”. Ti fanno pensoso e disarmato, ma riaccendono la nostalgia prepotente di un mondo fatto di bontà, di sincerità, di giustizia, senza violenza e senza menzogna, un tutt'altro modo di essere uomini. Le Beatitudini hanno, in qualche modo, conquistato la nostra fiducia, le sentiamo difficili eppure suonano amiche. Amiche perché non stabiliscono nuovi comandamenti, ma propongono la bella notizia che Dio regala vita a chi produce amore, che se uno si fa carico della felicità di qualcuno il Padre si fa carico della sua felicità. Una proposta che, come al solito, è inattesa, controcorrente, che srotola nove sentieri che lasciano senza fiato: felici i poveri, gli ostinati a proporsi giustizia, i costruttori di pace, quelli che hanno il cuore dolce e occhi bambini, i non violenti, quelli che sono coraggiosi perché inermi. Sono loro la sola forza invincibile.Le beatitudini sono il più grande atto di speranza del cristiano. Il mondo non è e non sarà, né oggi né domani, sotto la legge del più ricco e del più forte. Il mondo appartiene a chi lo rende migliore.Dio conosce solo uomini in cammino.Beati: non arrendetevi, voi i poveri, i vostri diritti non sono diritti poveri. Il mondo non sarà reso migliore da coloro che accumulano più denaro. A loro basta prolungare il presente, non hanno sentieri nel cuore. Se accogli le Beatitudini la loro logica ti cambia il cuore, sulla misura di quello di Dio; te lo guariscono perché tu possa così prenderti cura bene del mondo.
Buona domenica.
Leo Nodari