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SANTACROCE

 RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Buongiorno,

Avevo circa otto anni quando, guardando la TV con mio padre, passò un annuncio che spiegava a noi bambini l'importanza dell'ugualianza del colore della pelle.

La voce narrante disse: "La prossima volta che vedrete una persona, nera o gialla, ricordatevi che siamo tutti uguali".
Fu allora che, non capendo, mi girai verso mio padre e gli chiesi: "Perché non ha detto anche bianchi? Perché questo spot si riferisce solo a noi? Per essere veramente tutti uguali, avrebbe dovuto nominare anche noi, avrebbe dovuto elencare tutti i colori della pelle, nominare neri, gialli e anche bianchi. Questa per me è uguaglianza. Mandare in onda un messaggio rivolto a tutti, proprio perchè siamo tutti uguali".

Vidi lo sguardo di mio padre illuminarsi di orgoglio. In quell'istante capì di avermi trasmesso tutti i suoi valori. Era fiero della mia umanità, della nostra umanità. Avevo otto anni.

Perché racconto questo aneddoto? Semplicemente per sottolineare e urlare a gran voce: chi sei tu, Giancarlo Falconi? Come osi avere la presunzione di prenderti il merito di sapere con certezza come avrebbe reagito mio padre davanti ai chiari soprusi avvenuti in Via Longo giorni addietro? Come osi anche solo nominarlo per farti grande dietro a un fatto così grave? Lui non può rispondere. Beh, rispondo io, non certo tu.

Te lo racconto io quello che avrebbe fatto mio padre.
Mio padre odiava ogni tipo di ingiustizia, sarebbe andato oltre le piccolezze a cui ti sei aggrappato tu con il tuo bell'articoletto di facciata, utile solo ad alimentare odio in un ambiente già stremato.

Prendiamo, ad esempio, la questione della droga. Tutti sappaimo che a Teramo è sempre esistita e non dovevano di certo arrivare due ragazzi stranieri a far diventare alcuni quartieri in particolare "centri di morte", come da te soprannominati.
Non giustifico assolutamente lo spaccio, ma di certo non sta a noi fare giustizia e prendere provvedimenti su questi atti. Esistono le divise per questo.

Sai cosa sta a noi invece? Essere umani.
Eh si! Facile scrivere con un tetto sopra la testa. Facile fare il leone da tastiera, far infuriare le folle e poi chiudere gli occhi in un bel letto caldo, senza aver mai avuto problemi di fame e di freddo. È molto facile parlare senza aver mai vissuto in un paese straniero, sentirsi isolati, senza soldi, senza conoscere la lingua, gli usi della gente ospitante e, soprattutto, senza avere lo stesso colore della pelle. Facile.

Mi dispiace però, non è così come tu scrivi, come tu odi.
Finchè avrò forze per farlo, difenderò le mie idee, le idee di mio padre, insieme ai compagni del Centro Politico Comunista Sandro Santacroce.

E sinceramente, ora voglio dedicare due parole proprio a loro, loro che dedicano anima, corpo e tempo prezioso, che sottraggono alle proprie famiglie, in nome di un bene comune che è l'umanità. Umanità spesso assente, sopratutto di questi tempi.
Sono persone che si schierano in prima linea, sempre pronte ad aiutare chi è in difficoltà, e lo fanno con una purezza che ormai vedo solo nei bambini.
Quei bambini che non vedono differenza di colore e di scala sociale, ma distinguono semplicemente il bene dal male.

In questa situazione, ovviamente, il bene era aiutare due ragazzi in difficoltà, dargli un tetto seppure momentaneo, seppure occupato, a prescindere dai piccoli reati, che avrebbero dovuto pagare. Qui ed ora, erano e sono persone bisognose e il Centro Politico è stato presente, come lo sarebbe stato mio padre.

Rimaniamo sempre e comunque la voce di chi non può difendersi, presenti in prima linea e con la consapevolezza che Sandro Santacroce è fiero di questo.

Vorrei, infine, aggiungere e sottolineare la delusione che ho provato nel leggere più e più volte il nome di mio zio Luciano oltre a quello di mio padre. Nomi utilizzati così, come merci, semplicemente per rincarare la sua tesi, signor Falconi. Lo trovo uno sporco e vile gioco. Cosa voleva dimostrare? Conosce la famiglia Santacroce? Mi dispiace, si sbaglia di grosso.
Lei è molto lontano dai principi e dai valori che questo cognome porta con sé e la prego, gentilmente, di non nominare più la mia famiglia se nominarla significa nascondersi dietro ideali veri per puro sciacallaggio giornalistico.

Giuseppina Santacroce