«Torno a fare lo sciopero della fame, da oggi, per protestare contro il trattamento riservato ai malati di Sla». Quello di Tonino Serafini è un nome noto alle cronache. E’ lui che, da anni, si batte per una sanità più giusta nei confronti dei malati di Sla, troppo spesso costretti a subire i tempi e i modi di una burocrazia della salute che sembra perdere di vista l’ingrediente fondamentale di ogni ricetta curativa: l’umanità. E con il Covid, tutto diventa più complicato. «In una settimana, mia moglie Liliana è stata due volte al pronto soccorso, per un problema di respirazione, ma per persone affette da questa patologia non esistono posti riservati, magari in pneumologia o rianimazione, vengono “appoggiati” dove si può, in un reparto o nell’altro e poi tocca ai medici della Rianimazione andae a visitarli… adesso c’è un’altra paziente ricoverata e deve essere ventilata… ma non c’è un reparto dedicato, ma non si potrebbe pensare ad una sistemazione diversa? Si tratta di malattie croniche, ben conosciute, non è possibile che succeda questo…»