I provvedimenti adottati per far fronte alla grave crisi sanitaria in atto hanno colpito duramente anche il comparto della ristorazione e travolto l’intera filiera agro-alimentare. Sin dall’inizio, i ristoratori hanno assunto un comportamento responsabile, che si è mantenuto inalterato fino ad oggi. Essi sono stati i primi a riorganizzarsinel rispetto della normativa anti-Covid, dimostrando come sia possibile esercitare la propria attivitàgarantendo il distanziamento sociale eadottando ogni forma di cautela sanitaria.Tuttavia ciò non è bastato. Dopo quasi un anno,gli imprenditori e i loro dipendenti scontanoancora sulla loro pelle l’assenza di rimedi adeguatialle loro esigenzelavorative. Anziché individuare soluzioni che consentissero l’applicazione rigorosa di protocolli utili a contrastare la diffusione del virus, la politica ha preferito chiuderein modo indiscriminato un intero comparto, che presenta caratteristiche molto eterogenee.Continuare a colpire con queste modalità l’intero settore della ristorazione appare del tutto incomprensibile; tanto più che per altre categorie produttive si è riuscito a contemperare ragionevolmente il diritto al lavoro con la tutela della salute.Per questa ragione, i ristoratori:
- per la zona gialla, che sia autorizzato l’esercizio delle attività a pranzo e a cena con chiusura dei locali alle 23.30;
- per la zona arancione, che sia autorizzato l’esercizio delle attività per mezza giornata,consentendo al ristoratore di optare tra il pranzo ela cena, secondo le caratteristiche proprie dell’area in cui insiste l’impresa;
- che siano adottati rigidi protocolli sanitari e svolgere una più efficace attività di controllo e di monitoraggio sulla ristorazione;
- per la zona arancione, che sia previstala riduzioneulteriore del numero dei coperti in sala;
- per la zona arancione, che sia individuato un criterio che consenta di distinguere tra chiusura/apertura per Comuni che possiedano un ridotto numero di abitanti e Comuni che possiedano un alto numero di abitanti, al fine di rimuovere le disparità tra piccoli Comuni e Città densamente abitate;
- che siano introdottistrumenti di controllo sanitario specifici e mirati, in mododa consentire di riattivare il servizio dei banchetti;
- che sia favorita una seria politica di defiscalizzazione del costo del lavoro per evitare il concreto rischio di disperdere il bagaglio professionale di ciascuna impresaeche sia reintegrato del personale per il quale il contratto di lavoro sia scaduto durante il periodo di chiusura delle attività. Medio tempore si chiede la proroga del blocco dei licenziamenti per il personale al momento in cassa integrazione.
Le azioni legali e le richieste dei ristoratori saranno illustrate nel corso di una conferenza stampa che si terrà venerdì 12 febbraio, alle ore 10, presso la sede del Consiglio regionale di Pescara - Sala “Corradino Ascanio”, Piazza Unione.
La conferenza stampa è promossa da“ARIA Food – Associazione ristoratori e produttori abruzzesi”. Alla conferenza stampa parteciperà Enzo Di Salvatore, professore di diritto costituzionale presso l’Università degli Studi di Teramo.