Giù le mani dallo Stadio Bonolis.
È in corso un maldestro tentativo di svendita di un immobile pubblico (che rappresenta il tempio della passione calcistica) che verrebbe gestito dal privato/concessionario fino al 2080.
La società di asseverazione del nuovo Piano Economico Finanziario, pur essendo pagata dallo stesso concessionario, sostiene di dover declinare ogni responsabilità in quanto "dati e documentazione da Voi fornitici non sono stati sottoposti ad alcuna verifica di congruità".
Già questo dovrebbe fare riflettere.
Ma non basta. Il concessionario dello Stadio Bonolis asserisce che esistano squilibri finanziari non documentati, problematiche Covid non documentate, investimenti da realizzare (quantificati in 9,3 milioni di euro) che produrrebbero 150 posti di lavoro (80 dei quali presumibilmente fittizi, in quanto derivanti dalla gestione delle aree per il coworking; 10 dei quali scomparsi con l'eliminazione del progetto di studio radiologico e di diagnostica; ed altri ancora tutti da dimostrare).
Occorre sottolineare che il tetto del 20% di investimenti aggiuntivi rispetto all'investimento iniziale deve essere calcolato sulla cifra di 16 milioni (prezzo della costruzione dello Stadio), non già su quella di 66 milioni (comprensivi del Centro commerciale Gran Sasso che è di proprietà privata).
Ragion per cui i 9,3 milioni di investimenti promessi dal concessionario non sembrerebbero rientrare nei limiti di legge.
Inoltre le varianti all'Opera sono ammesse solo se richieste dal Concedente, non già dal Concessionario.
E l'eccezione rappresentata dalle "cause impreviste e imprevedibili" deve essere limitata al "divieto di alterare la natura generale della convenzione", la quale ne viene stravolta visto che produrrebbe 1,2 milioni di canoni annui di locazione aggiuntivi, a fronte dei 291mila euro l'anno che attualmente produce lo Stadio Bonolis.
È lo stesso Concessionario a dichiarare che incasserà 1.524.000 euro di affitto l'anno, a fronte di costi operativi totali per euro 386.000 l'anno.
Quindi la società Soleia si metterà in tasca 1.138.000 euro netti l'anno dal 2025 al 2080.
Un profitto totale nell'arco di 55 anni che corrisponde ad euro 62.600.000.
A fronte di benefici pari a 400mila euro per la comunità teramana.
E con il Teramo Calcio che continuerà per decenni a pagare l'affitto per giocare sul proprio campo.
Occorre fermarsi, approfondire le criticità giuridiche ed economiche, chiedere il previsto parere all'ANAC (pure richiesto dallo Studio legale K&L nella relazione allegata all'analisi della Deloitte) e ponderare bene una decisione senza ritorno che inciderà per molti decenni sulla vita dei teramani.
Ivan Verzilli
consigliere comunale gruppo misto