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Benetton

Solo in Italia,  e nei Paesi  sotto dittatura militare, tra il “controllato” e il “controllore” esistono una serie di porte girevoli grazie a cui gli ex politici passano con molta nonchalance dal settore pubblico a quello privato, come dimostra il caso Atlantia-Benetton. Benetton che danno lavoro all’ex ministro Costa, alle segretaria di Enrico Letta, e una lista lunghissima di conniventi politici.

Ma per capire bene chi sono questi “signori”, questi imprenditori, questa famiglia a cui è stato concesso di gestire le autostrade italiane , gli aeroporti di Roma, e tanto altro, come sono diventati questi ”signori” tra i più ricchi d’Italia, dobbiamo spostarci di qualche chilometro piùin la. In America Latina, Argentina, Patagonia, Pampas. Ad un secolo dall’ inizio della conquista colonialista capitalistica , la Patagonia e in particolare la regione della Pampase’ sempre stata una torta succulenta che i capitali stranieri hanno depredato, in collaborazione con la classe dirigente nazionale corrottaargentina, tra le più corrotte del mondo.  Tra i  latifondisti sfruttatori della regione, imprenditori stranieri e personaggi dello spettacolo attratti dalla moda dalle privatizzazioni degli anni 90, spicca il nome di due italiani: Carlo e Luciano Benetton. Forse più famosi nel mondo per le campagne pubblicitarie che per i metodi coloniali con i quali gestiscono i loro affari, i fratelli Benetton sono oggi il più grandi proprietari terrieri in Argentina con 1.900.000 ettari (un area equivalente a 1.400.000 campi da calcio) della ricca e fertile Patagonia. Con il 19% delle terre più produttive della regione, i loro possedimenti sono 70 volte la dimensione della capitale argentina, Buenos Aires, che e’ la seconda città  più grande in America Latina. La storia di questa fortuna non si discosta dalla tradizione di negazione del diritto all’ esistenza che i popoli Mapuche hanno subito negli ultimi due secoli. Gli ultimi a finire nel mirino degli interessi del gruppo Benetton sono un gruppo di 8 famiglie che hanno l’ unica sfortuna di abitare alcuni ettari di terra che i Benetton vorrebbero aggiungere alle centinaia di migliaia che già possiedono in Patagonia. 

Nell’ estremo sud dell’ Argentina si situa la Patagonia, una terra che incorpora ogni tipo di clima e di terra, dai fiumi ai laghi fino al deserto e i ghiacciai. Sotto la ‘Cordillera’, la porzione meridionale delle Ande che separa l’ Argentina dal Cile, giace la fertile e piatta distesa delle Pampas, dove greggi di pecore e bestiame pascolano. Basti pensare che 41 milioni di ettari sono nelle mani di meno di 1000 coloni. Nessuno argentino. La ricca Patagonia e’ diventata dominio privato per proprietari terrieri stranieri. I Mapuche furono condannati a vivere nelle terre peggiori, cercando rifugio nelle aree piu’ fredde e inospitali della regione montuosa.  Oggi, i Mapuche stanno affrontando una nuova invasione dal momento che imprenditori e ricchi, europei e nordamericani, arrivano per avvantaggiarsi dei bassi prezzi e dell’ economia aperta a cui diede impulso la presidenza ‘amica della globalizzazione’ di Carlos Menem negli anni 90. Negli ultimissimi anni personaggi come i Suchard (padroni della Nestlè), Ted Turner, Jerry Lewis, Sylvester Stallone, Christophe Lambert e George Soros sono diventati i nuovi latifondisti della regione. 

Questo flusso di celebrita’ e uomini di affari si e’trasformato in un vero e proprio furto neo-coloniale delle ultime terre che rimangono nelle mani dei Mapuche. In mezzo ai latifondisti della Patagonia spiccano due fratelli, per l’ ammontare di terra che hanno comprato e per gli accordi che hanno raggiunto con le famiglie Mapuche che vivono nei paraggi. Questi due fratelli sono Carlo e Luciano Benetton. Il gruppo Benetton e’oggi il piu’ grande proprietario terriero in Argentina nella ricca e fertile Patagonia. Come compenso per le terre rubate ai Mapuche che le abitavano da 13.000 anni, Benetton ha costruito il museo di Leleque nel 2002, per ‘narrare la storia e la cultura di una cultura mitica’. 

L’industria tessile è una delle più sfruttatrici sul mercato, e con i peggiori salari. Per ridurre i costi i Benetton, che fatturano 11.000 milioni di dollari all’anno, hanno esternalizzato la produzione in paesi dove la mano d’opera è economica e abbondante, come la Turchia dove sono stati denunciati per sfruttamento infantile di bambini tra i 9 e 13 anni che fabbricavano le loro stoffe. Un altro caso che è stato al centro dell’attenzione è quello del 2013 quando una fabbrica tessile in Bangladesh che produceva tessuti per Benetton, è venuta giù provocando la morte di 1132 lavoratori e 2500 feriti. All’inizio Benetton si era rifiutato a pagare qualsiasi indennizzo ma a seguito della caduta del prestigio per la propria indifferenza si è visto obbligato a farlo. Oggi l’impero famiglia conta, secondo Forbes, approssimativamente 3,4 miliardi di dollari. Solamente nelle terre che possiede in Argentina Luciano Benetton possiede 280.000 pecore che producono 1.300.000 chili di lana all’anno. Lo sfruttamento delle terre della Compagnia delle Terre del Sud Argentino si è unita allo sfruttamento minerario di giacimenti situati nella provincia di San Juan – attraverso di Min Sud (MineraSud Argentina S.A.) che ha sede centrale in Canada. Secondo una campagna stampa molto attiva in Argentina, per molti anni i Benetton hanno portato via le risorse nazionali senza pagare tasse, senza registrare i lussuosi edifici che realizzavano sulle loro terre. Ironicamente, hanno inaugurato un museo con pezze archeologiche di culture autoctone, alcune di esse antiche di 13.000 anni, situato a Leleque (Cushamen) Probabilmente prese nel territorio della comunità mapuche Tehuelches, tra le altre. E’ chiaro che tutti i governi hanno legalizzato e legittimato l’avanzamento latifondista a costo del sangue dei popoli originari. Pensiamoci quando compriamo un maglioncino.

Leo Nodari