E' stata organizzata per domani, giovedì 17 aprile, nel carcere di Castrogno la celebrazione dellaLavanda dei piedi – Messa in Coena Domine, officiata dal Vescovo della Diocesi di Teramo-Atri sua Eccellenza LeuzziLorenzo, Don Delfino Reggimenti e padre Riva, cappellano dell’istituto e il prezioso collaboratore trinitario della parrocchia Madonna della Salute di Teramo. Interverranno al rito anche il Presidente del Tribunale di Sorveglianza Mariateresa Parruti e la Garante delle persone private della libertà personale Monica Scalera. La Santa Messa sarà dedicata ai detenuti delle due sezioni Protette, nonché alle donne detenute ed ai detenuti semiliberi o lavoratori all’esterno e vi parteciperanno anche alcuni volontari già autorizzati. La funzione religiosa, che rappresenta una delle più importanti celebrazioni del Triduo Pasquale, avrà inizio alle ore 16.00 e terminerà entro le ore 17.30 con il congedo e il veloce rientro nelle sezioni/camere di appartenenza. Poiché viene rievocata la memoria della LAVANDA DEI PIEDI simbolicamente i 12 apostoli verranno impersonati da detenuti appartenenti al reparto femminile, alla prima sezione e al reparto semiliberi/lavoranti all’esterno. Molto alto è il valore simbolico dell’evento che, per altro si verifica per la prima volta nella storia delle celebrazioni liturgiche nel carcere di Teramo, proprio per il gesto di grande umiltà che S.E. il Vescovo di Teramo compirà, inginocchiandosi e lavando i piedi ai 12 detenuti, chiara evocazione del senso di servizio per gli ultimi e segno plastico della Misericordia di Dio per tutti. Grande la significatività dell‘ evento anche per i detenuti stessi per i quali tale Celebrazione con la simbologia della lavanda dei piedi a cura del Vescovo certo lascerà traccia e porterà a riflessione sul percorso compiuto e sulla opportunità di rinascita al Bene, una volta mondati da colpa e compiuto il percorso di espiazione. Un gesto di notevole impatto quello del Vescovo anche per gli operatori penitenziari per i quali la partecipazione di S.E. ad un atto di così tanta umiltà e servizio certo significherà vicinanza al servizio da loro stessi reso in un ambiente così complesso come è il penitenziario e sottolineerà anche la spiritualità con cui tale servizio potrà essere reso oltre che con competenza ed umanità. “Ogni volta che farete questo ad un carcerato, lo avrete fatto a me”. Vivere il lavoro in carcere con spirito soprannaturale significa “trasformare la prosa quotidiana in endecasillabi, l’ordinario in straordinario” ed al tempo stesso restituire alla società un’umanità migliore.