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MopuloRicordo che io e Francesco (Francesco D'Orazio, 1975-2004, indimenticato amico che mi portò, inaspettata, la scrittura) rimanemmo di stucco quando nel settembre del 2000 ascoltammo per la prima volta "Io sono Francesco" cantata da quello strano personaggio, praticamente nostro coetaneo, con in testa un cespuglio di capelli, con il dire strano le sue cose, ma sempre come dentro una calma maturata dal dolore, dritto al dire: "Puttana puttana, puttana la maestra / Puttana puttana, puttana la maestra".

Così si presentò al mondo della musica italiana Francesco Tricarico.

Io e Francesco ascoltammo mille e millanta volte quella canzone (io la ascolto ancora Francesco, e ieri l'ho cantata anche per te, perché quell'altro Francesco, che ci piaceva tanto e che ci piacerà per sempre, così ha iniziato il suo concerto ieri sera a Notaresco, dritto al dire) che raccontava di quella maestra che non capì che quel bambino che era Francesco aveva dentro un grande dolore perché era una puttana.

Poi questa puttana si ammalò e Francesco chiamò tutti i suoi compagni di scuola per andarla a salvare in riva al mare.

È stata la prima volta che ho visto Francesco dal vivo, Francesco: sai, è molto più bravo di quanto mi aspettassi. Concentrato. Energico. Attento all'intonazione - ha letto una canzone, dentro il suo teatro canzone, perché dice che proprio non riesce a memorizzarla; e dentro questa canzone ha letto che gli stanno "tutti immensamente e profondamente sul cazzo".

Sai, Francesco, come fa lui le canzoni, no, che le fa come i poeti fanno le poesie: raccoglie tutto quello di cui ha bisogno dalla biografia; raccoglie gli oggetti della sua biografia e te li mostra senza stare lì a spiegare niente.

E poi ci mette insieme animali e cose. E poi i cieli. E poi i mari. E poi i pensieri.

Sai, Francesco, è davvero bravo e generoso Francesco: ha concesso due bis. Credo che fossi il solo lì dentro a quella piccola piazza a sapere e cantare anche le canzoni che ha pubblicato dopo "Io sono Francesco". Una piazzetta, Francesco, che nemmeno, seppur piccola, si è riempita, perché i poeti la gente non li vuole sentire neanche se è gratis perché dicono le cose troppo attaccate alla vita, ed è un dire che spaventa. Ma Francesco, Francesco, ha fatto il suo spettacolo come se si trovasse davanti e centomila persone paganti, che non credo metta insieme neanche in cento concerti.

Eravamo forse in cinquanta, in cinquanta appena di fronte a un poeta autentico, che non cerca successo, che non cerca soldi, perché così sarà sempre libero di dire dritto le sue cose, dritto al dire, allontanando ogni dolore per salvare la maestra: "Venite bambini venite bambine e non lasciatela annegare / Prendetele la mano e portatela via lontano / E datele i baci e datele carezze e datele tutte le energie".

Viva Francesco!

MASSIMO RIDOLFI