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A vederlo, sembra un libro. Ed è un libro, anzi: due. L’ha scritto uno scrittore, anzi: due. Ha una copertina, anzi: due. Ha un titolo, anzi: due. E racconta una storia, anzi:…una. Prima ancora di essere il racconto di un interessantissimo fatto di cronaca nera, il libro che sarà presentato oggi pomeriggio alle 17, nell’auditorium di Santa Maria Bitetto, è una straordinaria trovata letteraria. Perché è due libri in uno, anzi: un libro con due facce.
Ecco, sì: un libro con due facce, che racconta la stessa storia, in due modi diversi, a seconda della parte dalla quale decidi di leggerlo. “C’è una donna che semina il grano volta la carta si vede il villano” cantava Faber, in una delle sue poesie musicate, e non si può non pensarci davanti a questo libro, perché il “gioco” è proprio quello: leggi la storia, volti il libro e leggi… la stessa storia ma diversa. A rendere fascinosa e unica questa avventura letteraria, che non poteva non essere figlia del genio creativo di Elso Simone Serpentini, è proprio questo: non è solo un libro “double face”, ma è un libro con due anime, con due stili, con due punti di osservazione, con due chiavi di lettura, con due incastri narrativi diversi, ma tutti incentrati sulla stessa vicenda: la morte di un bambino uccisa dalla madre.
Un bambino figlio di un tradimento, nato dalla relazione adulterina tra il caporale delle braccianti e una bracciante col marito emigrato. A distinguerle, un punto… un segno grafico, prima ancora che grammaticale.
Da una parte c’è “Una madre snaturata?” col punto interrogativo, che svela il percorso interrogatorio della cronaca giudiziaria, basata sulla stretta aderenza ai fatti e sulle domande che dai fatti derivano, toccando gli interrogatori e le deposizioni davanti ai carabinieri, poi davanti al giudice istruttore e poi ancora nell’aula della Corte d’Assise, domande su domande, inseguendo la verità.
Dall’altra, c’è “Una madre snaturata!” col punto esclamativo, che invece dipinge la verità del popolo, una sentenza senza dubbi, una condanna senza appello, una certezza assoluta, come lo sono sempre i distillati di verità che la “gente” decide di far propri e rendere indubitabili. Se, come detto, a firmare la storia “interrogativa” è Elso Serpentini, quella “esclamativa” è firmata da Fabio Carlini.
Sono le due facce della stessa medaglia. Da una parte, quella giudiziaria, che segue il normale e naturale percorso: denuncia, interrogatori, istruttoria, sentenza di rinvio a giudizio, requisitoria del rappresentante della pubblica accusa, arringa o arringhe difensive, sentenza. Dall’altra, quella popolare: c’è la sentenza, implacabile, impietosa, severissima, inappellabile, che la “gente” ha emesso senza indagare, senza investigare, senza sapere, perché la gente lo sa e basta. E quando la gente è il popolo delle braccianti, colleghe della “madre snaturata”, quella sentenza diventa anche un canto, che risuona nei campi della Marsica, mentre si miete il grano.
I fatti, volta il libro e trovi le emozioni.
I giudici, volta il libro e trovi il popolo.
La legge, volta il libro e trovi l’umore.
Una madre, volta il libro e trovi un’assassina.
Un’operazione letteraria e culturale di grande interesse, che Artemia Nuova Editrice ha sposato e realizzato e che oggi sarà presentata dai due autori con Lisa Di Giovanni e Federica Benguardato, con la partecipazione di Rosa Pestilli, presidente della commissione pari opportunità della Regione Abruzzo.