MAI PIÙ - storia di dolore non compreso, di sanità sgarbata, di medici scortesi, di perduta civiltà. E di un angelo
Questa non vuole essere solo una denuncia di malasanità ma il risentimento e l’amarezza per chi non ha avuto rispetto né di un essere umano, né del dolore che colpisce una famiglia quando vede davanti a se la vita di una persona cara in pericolo e spera in qualcuno a cui aggrapparsi purchè la salvi.Giulianova, Martedi 28 luglio 2015 ore 15,15 … Una ragazza down di 32 anni in villeggiatura al mare si sente male in Hotel senza nessun segnale precedente di sofferenza alcuna , dopo una mattinata al mare, dopo aver pranzato normalmente e dopo aver condotto la sua giornata nella serenità in cui era abituata a fare … ma dopo essere andata a riposare prima di tornare in spiaggia al richiamo non si sveglia e vengono allertati i soccorsi … Nel frattempo alla richiesta di aiuto, un medico ospite dello stesso albergo pratica immediatamente le manovre di rianimazione con massaggio cardiaco e respirazione artificiale e la ragazza riprende a respirare in maniera autonoma anche se resta senza conoscenza… Dopo pochi minuti arriva il personale del 118 dell’Ospedale di Giulianova con medico, infermiere ed autista che si chiudono in camera iniziando l’iter del primo soccorso …. Contemporaneamente la scrivente, sorella della ragazza, si precipita da Teramo direttamente al pronto soccorso pensando di trovarla già li invece le viene comunicato che la ragazza era ancora in Hotel sotto le mani dei soccorritori.
Al mio arrivo in Hotel la stanza dove si stavano praticando i soccorsi, era ancora chiusa e dopo qualche minuto , all’aprirsi della porta ho cercato di avere notizie sullo stato di salute di mia sorella ma mi è stato URLATO , ripeto URLATO di allontanarmi e di chiudere la porta senza pertanto avere nessuna risposta. I minuti concitati che sono seguiti sono stati a dir poco da incubo e sfido chiunque a non risentirsi se, nell’attesa, dall’interno della stanza, tutto ciò che si potevano sentire erano imprecazioni e direttive impartite con toni decisamente poco ortodossi e fortemente poco professionali. Qualsiasi situazione ci fosse stata credo che qualsiasi deontologia professionale avrebbe imposto quanto meno calma e linguaggio non da scaricatore di porto.
Ad un tratto la porta si è aperta e uno dei 3 soccorritori è corso a prendere il telo per trasportare il paziente … Quello stesso telo che tante volte io, come VOLONTARIA DI CROCE ROSSA ho usato durante gli interventi … approfittando della porta aperta ho serenamente chiesto se, proprio in qualità di soccorritore a mia volta, potevo essere utile in qualche maniera … ma alla risposta : “SI , PRENDA LA BUSTA BIANCA E RACCOLGA LA SPAZZATURA” , mi sono fatta indietro anche perché mia sorella stava per uscire dalla stanza proprio in quel momento … Mia sorella … una ragazza down dolcissima di 32 anni , un po’ formosetta , che avevano spogliato per eseguire gli interventi ma che così usciva dalla stanza , con le forme di giovane donna esposte senza alcuna copertura addosso …. Volevo mettermi ad urlare … ma il dolore era troppo grande così , appena sulla barella e senza che nessuno del personale medico si degnasse di dirci qualcosa, le ho accarezzato un braccio e ho pronunciato quasi in silenzio il suo nome, non perché mi aspettassi una risposta ma foss’anche solo per farle sapere che ero li … è stato in questo istante che una voce tanto arrogante quanto insensibile appartenente al medico del 118, nella hall di un albergo pieno di gente ha di nuovo urlato SIGNORA INUTILE CHE CHIAMA E’ IN COMA NON PUO’ SENTIRLA ! …. Quel medico non si è nemmeno preoccupato di sapere chi fossi e io, nel mio terrore di perdere la mia Silvia, non ho osato reagire… avevo fretta di seguire quel corpicino nudo che stavano portando al pronto soccorso e mi sono precipitata in ospedale , dove, all’aprirsi delle porte dell’ambulanza la scena era cambiata di poco … qualcosa (forse un telo non ricordo) copriva per metà il corpo di mia sorella ma il suo seno formoso era ugualmente alla vista di tutti, compreso quello di mio padre che era li ad aspettare al PS … Rimasta sola in attesa di notizie mi sono tornate in mente tutte le raccomandazioni dei nostri ispettori , docenti, delegati di croce rossa, sulla privacy e sul rispetto dei pazienti… noi volontari per scelta, senza stipendio, che il paziente lo “coccoliamo” fino a quando non siamo costretti a lasciarlo alle cure del PS … Noi, volontari di tutte le età la cui unica preoccupazione dopo il paziente è dire una parola di conforto ai familiari disperati… A me e ai miei familiari avevano solo dato pugnalate fino a quel momento ….Ma la corsa di mia sorella sembrava finita … e se pur sapendola ora, in mano a persone sicuramente più umane di chi l’aveva soccorsa , vengo avvicinata dal medico del 118 che mi chiede dati di mia sorella … con un filo di voce comincio ad elencarli ma vengo interrotta da una telefonata , il cellulare del medico squilla e lui senza nemmeno scusarsi con me risponde pronunciando queste parole : SENTI PER ¾ D’ORA NON MI DOVETE ROMPERE I COGLIONI PERCHE’ LA 1 NON E’ OPERATIVA… ABBIAMO USATO TUTTO QUELLO CHE AVEVAMO PER QUELLA DELL’HOTEL XXXX E CI SERVONO ALMENO 45 MINUTI PER PULIRE E RIPRISTINARE TUTTO …
Mi fermo qui perché tutto ciò che è venuto dopo, compresa una diagnosi alquanto dubbiosa da parte di chi ha prestato il primo soccorso (detta da chi di competenza e non da me) è stato solo fonte di dolore per la scomparsa di un angelo volato in cielo.
Mia sorella se n’è andata in meno di 48 ore per un aneurisma silente e nessuno avrebbe potuto fare più niente … né il primario del reparto di rianimazione di Giulianova la cui professionalità e la cui competenza è stata esemplare , né la magnifica equipe del reparto di rianimazione di Teramo, TUTTI , nessuno escluso , che oltre a prendersi cura di mia sorella , si sono presi cura di noi nel momento in cui hanno dovuto comunicarci che non c’era più nulla da fare … Persone UMANE , che hanno pianto con noi, persone dotate non solo di quella preparazione medica necessaria al loro lavoro ma di RISPETTO, lo stesso rispetto che è mancato nel comportamento di quel medico del 118 , del quale non m’interessa sapere il nome ma che SPERO qualcuno possa riprendere a dovere perché la considerazione della DIGNITA’ di qualcuno che sta morendo e dei suoi familiari possa essere la base di un mestiere che salva e non distrugge…
Quando mia sorella, da essere altruista e generosa che era , vedeva o subiva un’ingiustizia era solita dirmi : “ O Mo’ (Monica sono io) , ti devi vestire di rosso e devi fare qualcosa” ….
Questa denuncia è perché NESSUNO sia più costretto a subire le umiliazioni che Silvia e la sua famiglia hanno dovuto subire da quel medico del 118 dell’OC di Giulianova.
Monica Chiarini