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prati di tivo   Prati_di_Tivo_-_cabinoviaUn referendum consultivo per chiedere un altro Parco del Gran Sasso che condivida le scelte con le popolazioni da sempre sui territori, eviti lo spopolamento e che "riporti l'uomo al centro del sistema e degli interessi". L'iniziativa e' stata presentata nei giorni scorsi a L'Aquila da Luigi Faccia maestro di sci. Al comitato, che ha scelto di chiamarsi #SaveGranSasso strappando lo slogan ad altri contendenti, va riconosciuto di aver fatto bene i compiti ed aver portato in conferenza stampa molti dati ed informazioni interessanti che permettono di andare nel merito della questione Parco. Il referendum sembra essere più che altro uno strumento. Al di là del fatto che, per base territoriale, non può che essere consultivo, e quindi non vincolante, probabilmente secondo le intenzioni dei promotori gli effetti di una simile campagna potrebbero portare dei risultati anche senza arrivare ad una votazione. Già la raccolta di 5mila firme farebbe infatti aumentare il peso contrattuale di chi vuole cambiare il Parco. Questione prioritaria, quanto ragionevole, per il comitato è la ridefinizione dei confini dei cosiddetti Siti d'interesse comunitario (SIC), davvero estesi sul Gran Sasso e comprendenti zone già antropizzate, dove ci sono gli attuali impianti per intenderci. Per #SaveGranSasso infatti le finalità con cui sono stai istituiti i Parchi sono diverse, se non contrapposte, da quelle della direttiva Habitat. Per il comitato "quello dei Parchi era un modello europeo che individuava delle zone di interesse per proteggere la natura, ma allo stesso tempo rendeva le zone fruibili all'uomo incrementando le attività rurali ed il turismo ecologico". Quello della direttiva habitat invece "è un modello americano volto ad individuare dei santuari che proteggono gli habitat certo, ma non sono fruibili all'uomo e che servono tutt'al più ad incrementare la ricerca". Ma non manca da parte dei promotori del referendum una critica al Parco, o almeno a ciò che è diventato, e che raccoglie il malcontento delle popolazioni: quello per cui si è in "balia dei cinghiali che distruggono le coltivazioni"; "per andare nella propria terra bisogna chiedere il permesso al Minstero"; "non si può curare nemmeno il proprio orto"; "per avere l'indennizzo bisogna essere per forza imprenditore agricolo. Anche la montagna teramana si sta mobilitando. Il referente, colui che sta raccogliendo le firme è Pasquale Iannetti. "Nei prossimi giorni - dichiara a certastampa.it- saremo pronti con gli amici di Assergi per mettere insieme le firme necessarie a chiedere il Referendum. Dobbiamo cambiare il Parco perchè così come si presenta non serve a nulla.