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Di Matteo rivendica la genuinità della sua cucina: «mia madre è cresciuta a Roseto degli Abruzzi in una famiglia di contadini e a 15 anni preparava il pane per tutti. Io sono venuto su in questo ambiente e lì ho imparato. Loro mi hanno insegnato». Per vincere però ha cucinato anche piatti tratti da due grandi chef italiani: Davide Scabin e Niko Romito, piemontese il primo e abruzzese il secondo. «Li ammiro entrambi, anche se - spiega - non li conosco di persona». Quello ispirato a Scabin è stato un filetto impanato cucinato a bassa temperatura. Quello invece modellato su Romito lo ha presentato ieri sera durante la finale: 'assoluto di cipolle con bottoni di formaggio e zafferanò. E lungo la gara ha fatto assaggiare tutta una serie di piatti tratti dalla tradizione di casa sua: «quello che ha avuto maggiore riscontro fino alla finale è stata una salsiccia di fegato, bucce di arancia e peperoncino. Un successo». Nel futuro - confida - «c'è l'idea di un ristorantino. Anche se non voglio per ora abbandonare la tv: mi ci trovo bene ed ho un buon feeeling con la gente. Non parlo ebraico bene ma mi faccio capire lo stesso». Ieri sera a vederlo incoronare c'era anche la mamma Maria, arrivata dall'Italia. «Io in Israele mi sento a casa. Ho un sacco di amici. Qui - racconta - sembra di stare come nel fermento dell'Italia degli anni '80: c'è voglia di fare, di cambiare, di innovare ed è una grande sensazione». Vive a Modin, non lontano da Tel Aviv: «ma certo mi piacerebbe trasferirmi lì. Ma qui i miei 3 figli vivono bene».Dice che non ama parlare di politica e di religione e che «la situazione tra israeliani e palestinesi si risolverebbe se non ci fossero dall'esterno a soffiare sul fuoco. Se la devono vedere da loro e farebbero meglio».
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