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tribunale-teramo-3Non accettava la relazione omosessuale della figlia e quando lei, in seguito ad un incidente, è tornata a casa, le avrebbe impedito per diverso tempo ogni comunicazione con la compagna. Tanto da finire a giudizio con le accuse di ingiurie e minacce, con il processo che si è aperto questa mattina a Teramo davanti al giudice Carla Fazzini per poi essere rinviato ad una successiva udienza. Le due ragazze si erano conosciute all'Università e si erano innamorate. Poi l'incidente. Quindi l'assistenza a casa. Occasione, secondo le accuse, per l'uomo finito sotto processo, per cercare di convincere la figlia ad interrompere quel rapporto. Tentativo che l'avrebbe visto anche cercare di impedire ogni comunicazione tra le due ragazze e insultare in più occasioni la compagna della figlia: "Ti avevo avvisato, ora scateno l'inferno....non ho più nulla da perdere e perdere la libertà non mi spaventa", le avrebbe scritto in un sms, mentre in una telefonata le avrebbe detto esplicitamente "vengo lì e ti ammazzo". Ingiurie e minacce che la giovane ha deciso di denunciare, con il fascicolo finito sul tavolo del pm Andrea De Feis il quale nei mesi scorsi aveva firmato per l'uomo la citazione diretta a giudizio. Oggi l'apertura del processo.