ATRI/CHIUSURA DEL REPARTO DI ENDOCRINOLOGIA, MONTICELLI ACCUSA: "PAOLUCCI E ZIO REMO"
Neanche quarantott’ore dopo la grande manifestazione di sabato 5, con cittadini ed amministratori del Cerrano e della Val Fino di tutti i partiti e i movimenti scesi in piazza per chiedere una revisione del Percorso Nascita Regionale alla luce della nuova normativa, l’Ospedale “San Liberatore” di Atri perde un altro pezzo: si tratta del day hospital di endocrinologia, l’unità guidata quasi in solitaria dal dott. Bruno Raggiunti.
Nella narrazione proposta regolarmente dalla parte egemone della maggioranza di centrosinistra, i presidi ospedalieri delle città non capoluogo di provincia sono regolarmente descritti come residui del “gasparismo” della Prima Repubblica: puri centri di spesa clientelare senza alcuna competenza distintiva, da eliminare al più presto. Almeno per questo reparto, però, questa descrizione si adatta particolarmente male: nel 2014 l’endocrinologia atriana, pur potendo contare su forze striminzite, ha dato un enorme contributo alla mobilità attiva della Regione, attirando pazienti in maggioranza non abruzzesi.
Dichiara a proposito Luciano Monticelli: «Qui siamo ben oltre la “ristrutturazione” dei “doppioni” dell’offerta sanitaria, su cui pure ci sarebbe da discutere. Qui si sopprime un reparto che è un gioiello e produce un attivo per la collettività senza sapere che fine faranno i pazienti. Il caso dell’Endocrinologia mi pare simile a quello delle eccellenze pediatriche come la Fibrosi Cistica e l’Auxologia, reparti unici in Abruzzo, finanziati direttamente da Roma, che Luciano D’Alfonso ha pubblicamente promesso di rafforzare, ma che in realtà, come il Dott. Moretti ha spiegato a noi della V Commissione giovedì scorso, vengono messi in condizioni di non funzionare».
Monticelli rilancia, e precisa: «Siamo di fronte ad un singolare strabismo: i vertici regionali dichiarano di voler puntare alla specializzazione del singolo presidio su patologie particolari, ma nel caso atriano stanno procedendo allo smantellamento delle eccellenze e alla conferma dei reparti “generici” tipici di un Ospedale di Base. Predicano il Futuro e ricreano gli anni Settanta. Noi, che veniamo dipinti come i cavernicoli campanilisti, li invitiamo invece a coltivare le eccellenze acquisite, dando ad esse il modo di funzionare al meglio, con un occhio alla mobilità attiva e passiva. Nel caso atriano, coltivare le eccellenze significa far funzionare decentemente le eccellenze pediatriche (il che comporta la necessità della conferma della Pediatria H24, dell’arrivo di nuovi medici, e del ripristino del Punto Nascita) e far partire finalmente il concorso per assumere nuovi Endocrinologi, per consentire al reparto guidato dal Dott. Raggiunti di continuare a portare gli eccellenti risultati avuti finora. È un dovere di D’Alfonso e Paolucci non nei confronti miei, di Mariani o della Pezzopane, ma dei pazienti che fanno riferimento a queste eccellenze. Altrimenti, se si è in cerca di pretesti per chiudere il “San Liberatore”, lo si dica apertamente».
Luciano Monticelli
Pres. IV Commissione Consiliare
Regione Abruzzo