TORANO/LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA DI CONDANNA ALL'EX PRESIDENTE BANCA PICENA TRUENTINA
E' una vera e propria "trama usuraia, posta in essere da chi agiva per conto della Banca Picena Truentina", quella che il Tribunale di Teramo mette nero su bianco nelle motivazioni, depositate pochi giorni fa, della sentenza con cui i giudici del collegio, nel settembre scorso, hanno condannato a due anni e due mesi per usura bancaria, in primo grado, l'ex presidente della Banca Picena Truentina di credito cooperativo Gino Gasparretti, in carica fino al giugno 2011. Condanna emessa nell'ambito di procedimento che vedeva vittima del reato una società cooperativa agricola affidatasi alla filiale di Torano (Teramo) dell'istituto di credito. Per il Tribunale di Teramo, sulla base delle risultanze istruttorie, non ci sarebbero dubbi sul fatto che in due rapporti su tre, relativi a due conti correnti, la banca avesse applicato "pattuizioni geneticamente usuraie, ossia incardinate fin dall'inizio su fondamenta illecite", con lo sforamento del tasso di soglia "per tutti i periodi oggetto di valutazione", con Gasparetti che, si legge nelle motivazioni, proprio in virtù del suo ruolo apicale, sarebbe stato "certamente consapevole di un meccanismo gestionale produttivo, per finalità di spasmodica locupletazione, di un tasso di interessi che, traducendosi in una comprovata violazione di un precetto penale di portata imperativa e inderogabile, di certo lo individua come responsabile di tale condotta criminosa di cui il prevenuto ben conosceva gli effetti".