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Secondo la bozza del rivisto decreto legge di riforma delle Camere di Commercio in via di approvazione, gli enti camerali scenderanno da 105 a 60 e ciascuna dovrà contare almeno 75mila imprese. E così se l'accorpamento tra Teramo, che ne conta 42mila imprese, e L'Aquila, per arrivare ad un totale di 78mila, è praticamente dato ormai per assodato, resta l'altissimo rischio per i posti di lavoro. Quello che non doveva essere toccato nella bozza iniziale del decreto, ossia i livelli occupazionali, adesso si paventa un taglio del 15% del personale di ogni ente camerale. In Abruzzo, per questo, oggi, in contemporanea, è scattato lo stato di agitazione con i dipendenti riuniti in assemblea. In primis a Teramo. Con l'accorpamento si perde il presidio territoriale, con tutto il corollario di disagi per le imprese. E la politica in questo dovrebbe muoversi, sostengono dipendenti e rappresentanti sindacali. Un'unica Camera di Commercio tra Teramo e l'Aquila riunirebbe imprese di 155 Comuni, dal Molise alla Marche, da Castel di Sangro a Martinsicuro in pratica. Oltre a doversi tagliare il numero dei dipendenti, farli finire in mobilità e dunque a carico dello Stato, salteranno anche servizi e funzioni storiche degli enti camerali: tra questi i fondi per la promozione, l'internazionalizzazione etc... La Camera di Commercio di Teramo, in cinque anni, ha "investito" oltre 10 milioni di euro. E pur non ricevendo un euro dallo Stato, via Savini ha girato alle casse nazionali in termini di risparmi (come previsto dalla Spending, ndr) fino a 190mila euro. Lo stato di agitazione delle Camere di commercio prosegue non solo a Teramo ma anche nel resto d'Abruzzo. GUARDA IL SERVIZIO (CLICCA QUI) camera commercio protesta (2) camera commercio protesta (1)