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Aveva generato un certo interesse pubblico, anche a causa dell'ormai inevitabile strumentalizzazione che alcuni blogger usano fare delle notizie, trasformando in "clamoroso scandalo" ogni evento, anche il più irrilevante, che coinvolga persone impegnate in politica, il fatto che mio marito, Rocco Di Giacomo, fosse stato coinvolto in una vicenda giudiziaria. Il caso, amplificato a dismisura dalle multimediali "voci" espressioni del degrado culturale della nostra città, vedeva mio marito, dipendente dell'Amministrazione Provinciale di Teramo, accusato di "inadempienze agli obblighi di controllo e vigilanza derivanti dal contratto di appalto e, in particolare, di aver consentito la fornitura in qualità e quantità di materiali e prestazioni d'opera inferiori e difformi rispetto alle pattuizioni contrattuali". Tali inadempienze, a detta dell'accusa, avrebbe poi "indotto in errore la Regione Abruzzo e la Provincia di Teramo", che avrebbero dunque finanziato un'opera difforme dal progetto. Progetto che, tra l'altro, era stato elaborato  dallo stesso Di Giacomo, che poi ne aveva seguito tutto l'iter. Si trattava, giova ricordarlo, della realizzazione di un'oasi marina sul fondale del Mare Adriatico, per la protezione e lo sviluppo delle risorse acquatiche, nel tratto di mare antistante i Comuni di Pineto e Silvi. E giova anche ricordare, a titolo di informazione, che l'esposto venne presentato tre anni dopo la fine dei lavori, mentre i controlli in loco disposti per il procedimento giudiziario, addirittura sei anni dopo la fine dei lavori. Quasi nulla eco ebbe, ovviamente, sulle citate "voci" del web e sui social la notizia del non luogo a procedere che chiuse il procedimento penale, ma grandissima eco, anche con il costante riferimento alla mia qualità di coniuge, ebbe invece la condanna di mio marito da parte della Corte dei Conti, a risarcire la somma di 24mila euro. Bene, è per me un vero piacere poter comunicare che la Sezione prima giurisdizionale della Corte d'Appello della Corte dei Conti, ha depositato il 4 aprile la DECISONE  con la quale ha ANNULLATO LA SENTENZA DI PRIMO GRADO che era stata impugnata, e per effetto dello stesso annullamento, ASSOLTO ROCCO DI GIACOMO DA OGNI ADDEBITO Risulta particolarmente gratificante, inoltre, approfondire le considerazioni in fatto e in diritto che la Corte d'Appello presso la Corte dei Conti di Roma ha voluto esprimere nella sentenza assolutoria. In particolare, i magistrati hanno ritenuto che: - Tutte le opere erano state valutate e approvate dalla Regione Abruzzo alla fine dei lavori - Il Di Giacomo, con estrema diligenza, aveva presenziato a tutte le fasi lavorative previste dal progetto (dal getto del calcestruzzo nelle casseformi alla maturazione dei massi artificiali; dal trasporto al luogo dello stoccaggio al carico sul motopontone; dal trasporto in mare al posizionamento nelle aree previste; non  tralasciando identica cura per i massi naturali, dei quali aveva calcolato con grande attenzione numero e volume, perché fosse tutto rispondente al progetto approvato e finanziato). - Il Di Giacomo non solo seguì con coscienza tutte le fasi di realizzazione del progetto, ma effettuò tutti i controlli possibili, nei tempi e nei modi a lui consentiti dalla sua qualità di dipendente della Provincia, perché il progetto avesse l'esito previsto. Sarebbe fin troppo facile, adesso, commentare come, ancora una volta, siano stati tacitati gli strumentali attacchi di chi, nel perseguire scopi men che nobili, cerca di coinvolgere persone, famiglie, carriere, professioni in un perverso meccanismo distruttivo, che non ha altro scopo se non quello di contribuire al sempre più profondo disfacimento del nostro tessuto sociale. Non lo farò. Mi limiterò a dire: giustizia è fatta. Anche di tante umane miserie.   Manola Di Pasquale