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cgil_bandiera01La prima udienza è stata fissata per lunedì 6 giugno. Dieci operai di un'azienda di Mosciano, Laval Internazional Spa, contro la FIOM CGIL rappresentata, all’epoca, dall’ex segretario provinciale, Giampiero Dozzi. L'annuncio del processo arriva dagli operi dell'azienda mediante l'avvocato Giuseppe Di Giandomenico. «L’episodio risale al gennaio del 2012, quando gli operai della ditta moscianese, una volta licenziati dalla Lavaal srl in liquidazione nel dicembre del 2011, vennero convocati dal segretario Dozzi nei locali della Cgil di Giulianova per riempire il modulo della richiesta di riscatto del TFR nei confronti dei rispettivi fondi pensione, prima che gli stessi venissero assunti dalla nuova società Laval International SpA. La loro ditta, Lavaal SRL in liquidazione, venne, poi, dichiarata fallita dal Tribunale di Teramo. All’epoca dei fatti tutti gli operai erano iscritti alla CGIL, unica sigla sindacale presente nell'azienda. Nella sede della CGIL, il segretario provinciale di allora, Dozzi, avrebbe consigliato erroneamente ai dipendenti dell'azienda di barrare, su un apposito modulo dallo stesso fornito,  la richiesta di riscatto totale nella misura del 100% al fondo pensione, mentre si sarebbe dovuta barrare la casella di riscatto parziale, comportando, in questo modo, la non possibilità di attivazione del fondo di garanzia Inps, visto che la normativa vigente prevedeva espressamente l’iscrizione ad un fondo pensionistico per accedere al fondo di garanzia in caso di mancato pagamento. Il segretario provinciale della Cgil,nonostante fosse già da diverso tempo a conoscenza delle difficoltà economiche della ditta in merito ai pagamenti dovuti al fondo, in quella sede avrebbe precisato che le preoccupazioni erano ‘infondate’. E invece dal presunto errore nella compilazione del modulo è nata una vera e propria odissea per 20 operai, di cui 10 hanno deciso di adire le vie legali contro il sindacato, che ha determinato secondo la tesi difensiva, solo per questi ultimi, una perdita economica di quasi 70.000 euro. Negli incontri successivi Dozzi non avrebbe ammesso l'errore, paventando l'ipotesi di ricorsi verso i fondi e l'Inps. A quel punto gli operai, persa ogni fiducia nel sindacato, hanno ritirato le deleghe alla CGIL e si sono affidati all'avvocato a Giuseppe Di Giandomenico. Il legale ha, dapprima, inviato una lettera di richiesta di risarcimento danni e, successivamente, ha promosso, come prevede la legge, la negoziazione assistita finalizzata ad una conciliazione. Quest’ultima ha avuto esito negativo e, quindi, gli operai hanno deciso di portare la FIOM - CGIL in tribunale e la prima udienza, come detto, ci sarà lunedì 6 giugno. Infatti, nessuna proposta conciliativa nei confronti degli operai è stata avanzata dalla FIOM-CGIL e, pertanto, si dovrà, necessariamente, attendere la sentenza del Tribunale di Teramo che deciderà chi ha ragione in questa vicenda che, purtroppo, si inscrive in un periodo già triste per i lavoratori e che, a prescindere da ogni considerazione sulle responsabilità, ha di fatto privato tante famiglie di somme di denaro legittimamente maturate durante il rapporto di lavoro». Fin qui la ricostruzione degli operai e del legale che li rappresenta. La Fiom sostiene il contrario e per questo motivo a decidere sarà il Tribunale. Sentito sull'argomento, Dozzi (rappresentato dall'avvocato Scarpantoni) dice di non voler commentare e minaccia denunce. «Gli operai sono arrabbiati - spiega l'avvocato Di Giandomenico - perché la Fiom è nota per difendere normalmente gli operai, a Teramo pero qualcosa è andata storta e in pipì scoperto - prosegue l'avvocato che la Fiom non sarebbe assicurata  per errori di questo tipo. Ci saremmo aspettati un’offerta anche parziale invece c’è stata una chiusura totale da parte del sindacato. I dieci operi allora hanno voluto seguire questa strada».